Quando il presente non va parla di futuro. E possibilmente ogni due o tre mesi. Il caso della metropolitana 4 è valido per raccontare cosa succede oggi all’ombra della Madonnina. Milano è dotata di ottime metropolitane, e non solo se paragonata a Roma, ma le sta ampliando: le ultime due Amministrazioni in particolare hanno dato nuovo impulso alle ferrovie milanesi, sia perché hanno portato grandi eventi con relativi investimenti sia perché essendo la città ormai metropolitana il ferro serve ad avvicinare i territori. C’è un però che ha portato soprattutto il sindaco Sala a parlare di futuro: il presente. Dopo il periodo di spese pazze di Expo anche le ferrovie hanno rallentato: Astaldi che ha costruito la M5 è fallita, la M2 si sta impermeabilizzando, la M1 non si capisce se riuscirà mai davvero a raggiungere Monza e la M4 sarà finita in ritardo di otto anni. Doveva essere pronta per Expo 2015, sarà finita nel 2023. Sarà. L’Amministrazione continua a usare il futuro: a cadenze regolari rispunta la notizia che la Metropolitana 4 farà partire le prime due fermate entro gennaio 2021 e sarà completa entro il 2023. Quest’anno lo hanno annunciato già diverse volte. E visto che ci avviciniamo alle elezioni comunali è facile che se ne tornerà a parlare presto. Il punto è proprio quello: si parla di opere in via di costruzione, ma i risultati vengono già venduti adesso.
I messaggi sono sempre quelli:
“da quando abbiamo rifatto il cronoprogramma, esattamente un anno fa, siamo più che allineati. Stanno veramente volando” (Ansa, 2 agosto), sotto inteso: “Ora che Sala è arrivato e ha rimesso le cose in carreggiata” (ricorda un altro storytelling su un grande evento di quattro lettere il cui nome al momento mi sfugge);
“Con questa linea diventiamo la quinta città in Europa in termini di diffusione della metropolitana” (Repubblica, 2 agosto);
il tempo di percorrenza tra la fermate di Linate e quella di San Babila, la prima in centro città…sarà di soli 13 minuti (Fanpage.it, 2 agosto)
“Dal 2021 la Blu consentirà di raggiungere l’aeroporto dal centro città in soli 12 minuti”. (Repubblica, 21 luglio) qui l’entusiasmo ha tagliato un minuto.
«Siamo in linea con il cronoprogramma. La prima tratta della M4 sarà conclusa e aperta al pubblico a gennaio del 2021» (ilGiorno, 26 maggio 2019)
Insomma, se non avete capito, la linea 4 si collega nel 2021 al passante, nel 2023 alle altre metro cittadine e si potrà arrivare dal centro a Linate in 12-13 minuti. Sappiamo che è un’informazione importante, ma ripeterla continuamente non aiuta il presente. Lo storytelling sarà affascinante e positivo, ma non toglie che sia strano: sembra tutto riportare all’adagio quando il presente non va, parla del futuro. Milano sta attraversando una fase complicata, come ha sintetizzato bene Guido Inzaghi in un’intervista del nostro giornale: “Milano aveva 300mila operai, ora ha 300mila studenti”. Allo stesso tempo è tornata meta di lavoro internazionale, grazie proprio al grosso investimento pubblico in termini di marketing messo in campo dal governo per Expo. Però i conti iniziano a non tornare: i problemi storici di sicurezza non sembrano affrontati con misure adeguate, il costo del biglietto Atm è raddoppiato in pochi anni per la carenza di fondi, Metropolitana Milanese ha dovuto rivedere la sua struttura per rimettere in ordine i costi, la stessa metro 5 ha un oggettivo problema di manutenzione delle scale mobili, in città emergono nuovi fenomeni criminali come la malavita bengalese e quindi? Quindi ecco il vecchio adagio: quando il presente non va parla del futuro. Meglio allora per Sala e i suoi parlare di ciò che sarà. Una Amministrazione futurista in un certo senso.