Ipotizzare che Giuseppe Sala, in qualità di commissario unico ed amministratore delegato di Expo, fosse all’oscuro del problema relativo alla retrodatazione dell’atto di nomina della commissione di gara dell’appalto sulla Piastra, opera portante dell’Esposizione universale, “farebbe torto alla sua intelligenza e alle sue capacità manageriali“. Così il pg di Milano Massimo Gaballo durante la requisitoria in aula per il processo sulla cosiddetta Piastra, che vede imputato il Sindaco Giuseppe Sala per falso materiale e ideologico.
Per il rappresentante della pubblica accusa – che non risparmia stoccate alla difesa del primo cittadino che tenterebbe di “gettare discredito su questo ufficio” – la “prova della consapevolezza” di Sala “è incontrovertibile” rispetto alla retrodatazione della nomina di due commissari ‘necessari’ per “mettere la procedura a riparo da eventuali ricorsi” che vista la “situazione di drammatico ritardo” avrebbe potuto “mettere in forse l’evento“.
Il pg nelle sue repliche in aula, pari a otto pagine di memoria consegnata alle parti, dà per scontato che l’incompatibilità di due commissari esista, per cui in definitiva “è assolutamente pacifico” che Sala non ha partecipato alle riunione tecniche, ma aspettasse dai tecnici indicazioni su come agire. Per Gaballo “la logica ci dice che non posteva essere solo Chiesa o Paris a decidere“, rispettivamente responsabile unico del procedimento e general manager, perché “Sala doveva firmare gli atti“. Per cui la soluzione partorita è quella della retrodatazione che aggira l’ostacolo di dover ripetere il bando di gara e quindi eventualmente allungare i tempi di assegnazione.
Pingback: A Milano le scuole cadono a pezzi ma nessuno fa nulla