A Milano le scuole cadono a pezzi ma nessuno fa nulla. L’ultimo caso lo segnala Marco Cagnolati (FI), Consigliere del Munixipio 3. Lunedì e mercoledì pezzi del soffitto di una classe dell’istituto di via Reni sono crollati. Per fortuna degli Amministratori nessuno si è fatto male, ma per quanto bisognerà affidarsi alla fortuna? Qualcuno dell’opposizione si è svegliato iniziando a occuparsi del tema scuole pubbliche, ma è ancora solo un tema come un altro. Fatto singolare perché se non fosse chiaro a parte i richiami all’uso dell’esercito per le strade che hanno il risultato di far votare tutti i poliziotti a sinistra, non sembra che il centro destra milanese possa contare su una solida base di temi forti per convincere i milanesi a cambiare sindaco. Noi reputiamo che Giuseppe Sala potrebbe smettere si usare i bambini per le foto sui giornali, e sia chiaro che riteniamo altrettanto squallido quando lo fanno anche altri politici, e occuparsi davvero dei bambini delle scuole milanesi. L’assessore Galimberti secondo alcuni è inadeguata, sicuramente non si capisce quale sarebbe il suo contributo in questa situazione. Abbiamo raccontato di scuole che vengono chiuse dai vigili del fuoco non appena piove perché la sicurezza dei bambini è a rischio. Di altre serrate perché nessuno aveva provveduto per tempo agli appalti (ah gli appalti pubblici) per la pulizia delle grondaie e la manutenzione ordinaria dei tetti. E anche di come “giornaliste” (in questo caso le virgolette sono d’obbligo) di Repubblica avessero pure provato a nascondere la notizia distorcendo la realtà. Forse perché i loro figli vanno negli asili privati e il popolo interessa solo a certe condizioni. La situazione è questa: a Milano le scuole cadono a pezzi ma nessuno fa nulla. Va riconosciuto a politici come Alessandro De Chirico (FI) e Samuele Piscina (Lega) il tentativo di battere sul punto con interventi e incontri pubblici, ma dai piani alti dei partiti ancora nulla. Sono troppo impegnati su dossier molto più importanti, cioè probabilmente a pensare dove piazzarsi alle prossime elezioni per avere una candidatura sicura. O a come spartirsi questo pezzo o quello della Cosa Pubblica. Per loro tanto vale lo stesso discorso: i figli mica vanno nelle scuole pubbliche. Come non prendono i mezzi pubblici. Quelle sono abitudini da poveracci, quelli che devono lavorare dodici ore al giorno, pagare i servizi a livello europeo per vederseli erogati a livello italiano. Cagnolati a sua volta ci prova chiedendo certezze al Comune:
I genitori mi hanno scritto molto preoccupati, scrivono infatti che sono intervenuti un paio di volte gli operai del NUIR del Comune di Milano ma finora nessun altro intervento di indagine più specifico, almeno a quanto ne sappiano i rappresentanti di sezione sarebbe stato eseguito. Mi scrivono che “Intanto i bambini, le educatrici e il personale continuano a entrare a scuola e oggi sotto questo soffitto, tra fili scoperti e neon che friggono come in un film dell’orrore, come se niente fosse sono iniziati i laboratori di Natale…” . Spero che sia tutto stato messo in sicurezza ma i genitori, giustamente, chiedono che fosse un ingegnere a comunicarlo e in forma scritta. Chiedo quindi di procedere in tal senso e farmi avere riscontro
Noi dell’Osservatore abbiamo seri dubbi che avrà risposte. La regola d’oro della politica milanese è non parlare dei problemi che non si sanno risolvere. E la stampa milanese è facilmente controllabile o ignorabile. Ma questa è la situazione, quindi le scuole dei pezzenti continueranno a cadere a pezzi. E’ inevitabile. Forse se la politica avesse il coraggio di superare gli steccati delle regole per intervenire con forza sul tema i cittadini capirebbero che non è solo Giuseppe Sala a poter commettere reati per il bene comune. In fondo se può il sindaco, perché tutti gli altri no? Potrebbe essere il nuovo mantra della politica milanese: “Sto violando le regole per il bene comune, come ha insegnato Sala“. Non è una provocazione, ma un invito: quanti marciapiedi sono bucati perché mancano settemila bolli? Quante opere sono ferme perché per un appalto da due lire ci vogliono mesi di preparazione e poi di ricordi al Tar? L’unica via è quella indicata da Sala: commettiamo tutti un reato per il bene comune e la città potrebbe rinascere ancora. Magari pure per i poveri.