Il museo della Resistenza in piazzale Loreto. La provocazione arriva da Andrea Bonessa, co-portavoce dei Verdi a Milano, ed è un modo per difendere piazza Baiamonti dall’idea di costruirci la seconda “porta”, cioè la terza piramide made in Feltrinelli. I verdi infatti hanno appoggiato le proteste dei cittadini che si sono ribellati alla cancellazione della piccola area verde sulla quale dovrebbe sorgere la suddetta piramide. A quel punto l’assessore Maran e il sindaco Sala avevano tirato fuori il cilindro dal cappello: nella terza piramide ci facciamo il museo della resistenza. Ed ecco che per i protestanti non c’era più spazio, perché la Resistenza è uno dei pochissimi tabù rimasti alla sinistra italiana. Chi anche solo lontanamente non la venera è automaticamente fascista, come minimo. Ora però arriva il rilancio:
Là, vicino al Corso, là in fondo al Corso c’è uno spazio che nessun giocatore ha pensato di occupare. Uno spazio che per i milanesi è il simbolo della resistenza. Là dove la resistenza è quasi nata e dove ha cantato la sua vittoria. Là in fondo c’è Piazzale Loreto.
Quella piazza che per tutti i milanesi è il simbolo della lotta partigiana. Dell’inizio e della fine di quella battaglia mai totalmente vinta.
Quella piazza che oggi fa parte del bando internazionale Reinventing Cities (https://www.comune.milano.it/-/reinventing-cities) per la sua riqualificazione.
Un bando a caccia di idee per rigenerare – termine che piace per giustificare ogni intervento edilizio- quello che oggi è un crocevia di traffico mal gestito.
E allora perché non fare qui il Museo della Resistenza, perché non al centro di questa rotonda (che proprio rotonda non è) e renderlo il simbolo di un ricordo, ancora e sempre più necessario, per tutti coloro che si tuffano nello shopping di Corso Buenos Aires o escono dalla città verso Est?
I fondi ci sono. Quindici milioni dal ministero (gran bella mossa farseli promettere dal ministro Franceschini), due e mezzo già stanziati dal Comune e i sei dal palazzo di via Porpora.
Potremmo realizzare un museo senza eguali (e l’invidia mi corre al museo della Shoa di Libenskind a Berlino), preservare una piazza a spazio pubblico senza svenderla al commercio e riconoscerle il ruolo simbolico che i milanesi le hanno da sempre riconosciuto.
E liberare finalmente e definitivamente Baiamonti evitando uno spreco di suolo sicuramente evitabile.
L’idea è indubitabilmente d’impatto, proprio poco tempo fa si era riaperta una polemica per uno striscione mostrato dai tifosi della Lazio, e in effetti è una bella fiche per i Verdi. Sicuramente non sarà apprezzata a destra come proposta, ma dalla sinistra sì. E potrebbe scatenare un dibattito molto interessante, visto che della Resistenza si può parlare solo bene. Invece un racconto completo, magari con una parte riservata ai vinti, potrebbe diventare un nuovo altare della memoria collettiva. Oppure solo una riuscitissima provocazione.