#sindacodiMilano2021 che ne pensate di Giachetti? La domanda la poniamo con il linguaggio del digitale, ma è molto reale. Molto. Perché al momento sembrano tutti rassegnati a altri anni di Sala. La discussione è rimandata, quando magari sarà il momento di sedersi e con aria seria concordare sull’oggettivo ed eccessivo ritardo nell’organizzarsi. Noi invece proviamo a scuotere l’ambiente proponendo un nome che ha iniziato a rimbalzare anche sulle bacheche social dei politici locali: Marco Giachetti. Nato nel 1964 a Como, oggi è presidente della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Andrea Pellegrini, ex assessore alla Sicurezza del Municipio 9, lo ha definito “molto leghista”, ma il suo profilo potrebbe essere apprezzato anche dal resto del centrodestra milanese. Ha sicuramente un curriculum meneghino:
Laureato in Architettura al Politecnico di Milano nel 1989, l’anno successivo ottiene il Master in Disegno Industriale alla Domus Academy di Milano.
Dopo numerose collaborazioni con importanti studi di architettura, riviste di settore e di informatica, e dopo aver partecipato a diverse mostre di design, nel 1993 apre uno studio proprio e l’anno successivo inizia una consulenza per il centro ricerche della Domus Academy di Milano.
Nel 1997 fonda lo studio Alberico&Giachetti architetti associati, specializzato in ristrutturazioni e costruzioni civili e industriali, studiando in particolare la realizzazione di spazi per uffici e attività commerciali.
Dal 2011 è membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e dal 2016 ne diventa Presidente.
Il profilo generale inoltre sembra sposarsi con l’idea di una Milano dinamica e lanciata verso un futuro prospero: il nuovo policlinico è un esempio persino migliore di quelli di cui si è tanto parlato come Gae Aulenti e City Life, perché si tratta di un ospedale. Non una distesa di ristoranti come Expo o grattacieli di uffici di multinazionali. Ma un nuovo ospedale, una struttura per curare le persone. Milano come luogo di cura, potrebbe essere una nuova prospettiva per la città, diversa da quella di una massa di camerieri che serve una massa di manager. Una visione positiva per una città oppressa dal suo stesso successo. Gli ospedali infatti non sono i soli luoghi di cura. La cura si può declinare in tanti modi e Milano e i suoi cittadini ne hanno bisogno.
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