Con l’intervista che segue vogliamo offrire ai lettori una conoscenza più approfondita di quella famosa società civile di cui si parla spesso in momenti pre elettorali. Chi sono le persone che si occupano di cambiare Milano in questo periodo storico? Quali lavori svolgono, come vedono la città e come la pensano i protagonisti del nostro presente? Oggi parte questa nuova rubrica, e tra un anno vi chiederemo di partecipare a un piccolo sondaggio
È il Mister Wolf dell’Amministrazione pubblica. I famosi lacci e lacciuoli li conosce e sa come scioglierli. Ha lavorato sul progetto del Bosco Verticale, in cui ora vive. Sta curando la prosecuzione del progetto Gae Aulenti. Segue la partita degli Scali ferroviari. Ogni grande operatore immobiliare sa che Guido Inzaghi, brianzolo classe 1965, è l’uomo giusto quando si vuole costruire a Milano. Conosce i regolamenti, le leggi e le procedure del sistema edilizio. Lo incontriamo al ristorante Orti del Belvedere in via Orti. Uomo pacato, racconta con precisione Milano da una prospettiva privilegiata di chi ha imparato molto dalla burocrazia italiana. Oggi l’apparato, soprattutto all’ombra della Madonnina, per lui è più un alleato che un nemico. “Bisogna conoscere gli uffici ed essere preparati: qui (ndr a Milano) siamo in paradiso rispetto all’Italia, anche se ci sono alcune questioni da sistemare, ma la colpa non è sempre della burocrazia o almeno non solo – spiega l’avvocato – a volte ci sono imprenditori o professionisti inadeguati”. Inzaghi sa quanto conti l’esperienza del sistema italiano, sviluppata fin da quando elaborava i piani regolatori per i comuni della Brianza”. “Quando sono passato in DLA Piper ho scalato subito i ranghi diventando il responsabile di tutto il dipartimento real estate – racconta – proprio perché in Italia la parte pubblica è cruciale nelle operazioni immobiliari”. Lui era l’uomo che poteva dire: questo investimento si può fare.
Porta Nuova
In progetti importanti lui risolve i problemi vedendo soluzioni non scontate. “Ricordo uno sviluppo importante che non girava dal punto di vista delle forme degli edifici, l’archistar ebbe l’intuizione giusta che piacque al developer. Trovare la procedura che accorciava i tempi non era scontato, ma la stecca si è trasformata in torre seguendo una previsione del 1994 che mi accompagna da quando faccio questo lavoro”.
Mentre parla del progetto, Inzaghi sembra quasi affezionato a quelle carte trasformatisi in palazzi. Come un genitore, ne segue la crescita: “Quando mi chiedono come sia stato lavorare al progetto di Porta Nuova – afferma – rispondo che l’opera non è finita: in questi giorni abbiamo visto i preliminari di come sarà l’altro pezzo, quello verso Melchiorre Gioia e tra Pirelli e gli altri è un quartiere del tutto nuovo”. I rendering non li farebbe vedere nemmeno sotto tortura, ma gli occhi gli si illuminano quando ne parla. Tra un piatto e l’altro si articolano esperienze e racconti, come quello di come è rinata Piazza Cordusio: “Anni fa da presidente dell’Urban Land Institute aiutai ad organizzare un convegno per raccontare questo non luogo, che ha perso la sua identità – la sua non più percepibile forma ellittica – per diventare uno snodo di quei tram di cui Milano potrebbe forse anche fare a meno. Oggi, grazie all’accordo tra proprietari dei palazzi attorno alla Piazza, si sta realizzando quello che avevamo immaginato: ridare alla città il salotto tra Castello e Duomo”.
La Milano di ieri e oggi
Inzaghi segue anche Santa Giulia e molti grandi cantieri di Milano, per questo motivo è in grado di vederla dall’alto riassumendo i suoi trend in poche frasi: “Una volta Milano aveva 300mila operai, oggi ha 300mila studenti – conta l’avvocato – anche per questo oggi di studentati ce bisogno e possono essere realizzati senza vincoli dimensionali grazie alle previsioni del nuovo Piano di Governo del Territorio. La prossima area ad esplodere sarà Bovisa, io ci investirei. La vera partita per il prossimo futuro della città però sono gli scali ferroviari: quelli più avanti sono i due comparti di Farini, ma adesso con le Olimpiadi l’accelerazione ci sarà per tutti”. “Quello di Porta Romana in particolare ha appena velocizzato la sua trasformazione” ha specificato. Quella parte della città può d’altronde contare su player di peso come Fondazione Prada. Ma Milan l’è un gran Milan e i suoi confini non bastano più, Milano-Sesto insegna.
Il Curriculm – Guido Alberto Inzaghi è socio e co-fondatore dello studio legale Belvedere Inzaghi & Partners.
Già co-responsabile del dipartimento di Real Estate e responsabile della practice di Diritto Urbanistico dello Studio DLA Piper, Guido è specializzato in diritto urbanistico, ambientale e nei rapporti di partenariato pubblico privato (PPP) in genere. Assiste società private e pubbliche, nazionali e multinazionali, nonché pubbliche amministrazioni centrali ed enti territoriali. In materia di pianificazione territoriale e rigenerazione urbana si evidenziano, tra i principali, gli incarichi svolti e in corso rispetto alle operazioni Porta Nuova, Scali ferroviari, Santa Giulia, nonché la collaborazione nella realizzazione e nell’ammodernamento di importanti impianti sportivi. Quanto alla valorizzazione degli immobili pubblici, si richiamano gli incarichi ricevuti da CDPI Sgr S.p.A., Invimit Sgr S.p.A., Provincia Autonoma di Trento e da diversi investitori internazionali che hanno partecipato alle più importanti procedure di dismissione. Abituale commentatore dei temi urbanistici ed edilizi per il Sole 24 Ore, l’Avv. Inzaghi è stabilmente nelle prime fasce delle directories internazionali e nazionali per le categorie Town Planning e Real Estate. Guido ha insegnato diritto urbanistico e ambientale al Politecnico di Milano ed è stato presidente dell’Urban Land Institute per l’Italia.
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