Sala vince e tenta di affondare il Partito democratico. Dopo l’assegnazione delle Olimpiadi invernali 2026 al tandem Milano-Cortina Giuseppe Sala è di nuovo sicuro di sé e pensa di essere tornato abbastanza forte per picconare il partito democratico. L’uomo non aveva mai nascosto che gradiva l’appoggio dei democratici, ma non voleva essere uno di loro fino in fondo: infatti non ha mai preso la tessera, ma ha governato Expo e poi Milano salendo sulle loro spalle. Il capolavoro politico di Sala è stato che è riuscito anche a far passare l’idea che in fondo è lui a fare un piacere al Partito democratico. Non sono loro ad avergli fornito l’appoggio necessario persino a restare fuori di galera, è lui che gli ha dato un volto per il quale ringraziare. Sembrava finito Sala: i processi hanno iniziato a prendere una brutta piega, nei primi anni di mandato ha accumulato insuccessi e perso per strada alcuni dei (pochi) assessori in gamba. Il suo futuro nel migliore dei casi sembrava essere o un paio di manette o l’oblio. Magari tutti e due. Invece le Olimpiadi lo hanno rimesso in piedi e lui ne ha approfittato per picconare proprio i suoi migliori alleati. Il Pd secondo Beppe è finito e non ha grandi margini di crescita, quindi sarebbe meglio chiudere la baracca per evitare altre sconfitte. L’idea giusta secondo l’ex direttore generale del sindaco Moratti è semplice: seguiamo l’esempio dei Cinque Stelle e andiamo oltre la politica tradizionale. Bisogna parlare di temi più che di schieramenti, perché quelle suddivisioni tra centro, destra e sinistra non hanno più senso. Un partito di sinistra, ma definito tale dai temi, non da una struttura solida. E quindi un partito che ha bisogno di leader forti, visto che non avrebbe la suddetta struttura che li potrebbe imbrigliare. E di leader così Sala ne ha in mente casualmente uno: inizia per Beppe e finisce per Sala.
Pingback: La condanna di Sala "l'onesto" - Osservatore Meneghino