È stata nominata ‘Patente per tutti’ l’operazione portata avanti dal Comando decentrato 8 della Polizia locale, con l’ausilio nella fase finale del Nucleo Crimini informatici e telematici. L’indagine, coordinata dal Sostituto procuratore della Repubblica Cristiana Roveda all’interno del secondo dipartimento reati contro la Pubblica Amministrazione, ha portato al sequestro preventivo di un’ex scuola guida di Milano, rinominata ‘Autonoleggio Elio’, a perquisizioni anche in altri comuni della Lombardia e del Veneto e alla richiesta della Procura della Repubblica di indagare 5 persone per associazione a delinquere e per il reato di “Repressione della falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche” (art. 2 della legge n. 475 del 1925), allo scopo di far ottenere la patente di guida.
L’indagine ha preso avvio nel mese di novembre 2018, a seguito di una serie di denunce a carico di diversi soggetti, scoperti dal personale della Polizia locale del Comando decentrato 8 mentre vigilavano sulle sessioni dell’esame teorico per il conseguimento della patente di guida alla Motorizzazione civile di Milano. I candidati inquadravano con una telecamera nascosta in un capo di abbigliamento – opportunamente predisposto con un piccolo foro – lo schermo del PC per far leggere le domande e farsi suggerire da remoto le risposte attraverso un microauricolare inserito nell’orecchio. La strumentazione si completava anche con un modem per la trasmissione dati e una batteria per il funzionamento degli strumenti, il tutto fissato al corpo del candidato con nastro adesivo o altri elastici dagli organizzatori dell’attività criminosa.
Dalle rivelazioni di uno dei candidati è emersa poi l’esistenza di una vera e propria banda che, partendo dall’avvicinamento di persone sia italiane sia di origine straniera offriva loro questa opportunità a fronte di compensi variabili dai 3.000 ai 4.000 euro: una cifra che veniva stabilita a seconda della nazionalità dei candidati.
“La sicurezza stradale è un tema rilevante di ogni grande città – sottolinea il Comandante della Polizia locale di Milano Marco Ciacci – e tutelare tutte le utenze della strada è uno dei principi fondamentali del nostro lavoro. Operazioni come questa sono importantissime per perseguire questo obiettivo, perché permettono di evitare che sulle strade circolino con mezzi a motore persone che non hanno neanche le conoscenze di base del Codice della strada. Ci tengo davvero a ringraziare gli agenti che hanno portato avanti con costanza e tenacia un’indagine impegnativa come questa, che è arrivata a coinvolgere, nella fase finale delle perquisizioni e del sequestro, 45 agenti e 7 ufficiali della Polizia locale, a cui va tutta la nostra riconoscenza per aver fermato un’attività illecita che metteva a rischio la sicurezza di tutti”.
L’attività, durata diversi mesi con pedinamenti, osservazione dei luoghi, controlli, analisi dei tabulati telefonici, incroci di celle, accertamenti di carattere patrimoniale, ha permesso di delineare una struttura organizzativa nella quale, attorno alla titolare dell’autonoleggio, cittadina marocchina che si occupava della parte burocratica, e di un cittadino italiano da sempre nel mondo delle scuole guida, ruotavano altre persone, un padre e un figlio italiani, che fungevano rispettivamente da procacciatore di clienti e da suggeritore, e un cittadino rumeno, che si occupava di procurare i supporti tecnologici e di ‘adattarli’ ai candidati.
L’ex scuola guida, ribattezzata ‘Autonoleggio Elio’, è risultata essere il punto di riferimento per le diverse fasi dell’attività: era lì, infatti, all’interno di uno scantinato, che i candidati si cambiavano d’abito per indossare la strumentazione tecnologica prima di andare alla Motorizzazione per sostenere l’esame di teoria. Il reato ipotizzato dalla Procura della Repubblica punisce infatti chi si sostituisce o aiuta terzi a conseguire un titolo abilitativo necessario, in questo caso la patente. La pena prevista è la reclusione da un minimo di uno a un massimo di tre anni, in base all’abitualità della condotta criminosa, che può arrivare a fino a dieci anni, per associazione a delinquere.
Nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti e sequestrati tutti gli elementi probanti necessari per configurare il reato: strumenti tecnologici (microauricolari, modem, microtelecamere, SIM, etc.), indumenti da fornire ai candidati e più di 20.000 euro in contanti. Sono inoltre al vaglio degli investigatori della Polizia locale ricevute e contabilità informale, PC e chiavette USB e cellulari personali degli indagati.