La Procura di Milano, tramite procuratore Marcello Viola, ha reso noto di avere concluso le indagini preliminari sui presunti abusi commessi per l’edificazione delle Torri di via Crescenzago 105. Ai sei indagati, tra funzionari comunali, tecnici e responsabili dell’impresa sono stati contestati “ipotesi di abuso edilizio e lottizzazione abusiva, nonché altri reati‘. per l’edificazione delle cosiddette Torri di via Crescenzago 105 a sei indagati, tra funzionari comunali, tecnici e responsabili dell’impresa edilizia che ha realizzato l’immobile. Pur riconoscendo la piena fondatezza dell’impianto accusatorio, il Giudice, ha ritenuto di non accogliere l’istanza di sequestro preventivo del cantiere avanzata dalla Procura, rilevando la sproporzione di tale provvedimento in relazione allo stato troppo avanzato dei lavori ormai quasi ultimati.
Il giudice ha sottolineato “come la giurisprudenza di Corte Costituzionale, Consiglio di Stato e Corte di Cassazione sia concorde e univoca, come poche volte accade, nel ritenere la pianificazione urbanistica un obbligo imprescindibile della P.A. e un diritto della popolazione, e che pertanto costruzioni impattanti, per via dei nuovi carichi urbanistici che creano, come quella di specie, non possono essere realizzate in assenza di un previo ‘piano attuativo’, di un piano urbanistico cioè che assicuri il raccordo con l’edificato preesistente e il necessario ridimensionamento dei servizi nell’intera zona, che comporta il coinvolgimento procedurale degli organi comunali e della popolazione“.
Secondo il Giudice, l’insediamento di via Crescenzago, viste le notevoli dimensioni r l’elevato numero di abitanti cui è destinato (almeno 321) necessitava di piano attuativo e non poteva essere qualificato come ristrutturazione edilizia né essere realizzato a mezzo SCIA, in sostituzione di un premesso di costruire. Per il giudice, in particolare “la determina dirigenziale del Comune numero 65 del 2018 sulla SCIA edilizia e la Circolare n° i del luglio 2023 contrastano con tutte le chiare interpretazioni giurisprudenziali secondo cui il principio di corretta pianificazione urbanistica afferisce a norme di legge fondamentali, poste a tutela di fondamentali diritti delle persone“.
Rilevante anche il danno economico che potrebbero avere subito le casse comunali in seguito a questa procedura, infatti, la Bluestone avrebbe versato al Comune di Milano circa 1,5 milioni di euro, poco più di 240 euro al metro quadro, invece dei circa 6 milioni che sarebbero derivati da una valutazione più “congrua” di circa 1.000 euro al metro quadro valutati dal consulente della Procura. Condizioni che inducono i GIP ritenere ci si trovi davanti a una “situazione di accertata esistenza di profili assolutamente eclatanti di illegalità“.
A risultare indagati sono: Andrea Bezziccheri, imprenditore e amministratore di Bluestone Crescenzago, l’architetto e progettista Sergio Francesco Maria Asti, i funzionari e dirigenti di Palazzo Marino e dello Sportello unico edilizia, Carla Barone, Maurizio De Luca e Francesco Rosata, e anche l’imprenditore Roberto Verderio, rappresentante legale della Devero Costruzioni.