Fontana sta diventando Catilina. Arriva nell’Urbe lombarda con la spinta dei popoli delle valli, ma da subito non piace a Milano. Si sente che i suoi grandi progetti sono lontani come la sua provenienza, ma fin lì poteva andare: a Milano ci si adatta a tutti, l’essenziale è che si lavori. Poi però è arrivata la pandemia e tutto è andato male: soprattutto Fontana. Dopo un anno di errori clamorosi, tanto da aver costretto Giulio Gallera alle dimissioni, ancora Fontana non riesce ad ammettere di avere sbagliato qualcosa. L’unica volta che lo ha detto è stato il 26 marzo quando ha detto “avremo commesso errori, però l’informazione è schiava di false notizie”. “Avremo”. Che tristezza un capo incapace di ammettere gli errori. Ma Fontana si è scoperto impermeabile alle critiche: già mesi fa, invece di ammettere anche pubblicamente i limiti della sua Amministrazione ha iniziato a parlare di “attacco alla Lombardia” identificando sé stesso con tutta la Regione. Certo Fontana è milionario e ha avuto una carriera politica che a Varese lo avrà reso un semidio, ma pretendere di essere un’intera regione pare un po’ troppo. L’ego è una parte importante della politica ci mancherebbe, ma sarebbe il caso di mantenerlo entro certi limiti. Altrimenti dobbiamo constatare che Fontana sta diventando Catilina: un uomo ricco di denari, conoscenze e truppe, ma schiacciato proprio dal proprio ego. Con più umiltà non sarebbe passato alla storia come uno dei cattivi della Storia. Invece si andò a schiantare. Ora per i lombardi il problema è che nello schianto di Attilio da Varese potrebbero essere coinvolti pure loro. E dopo il record di morti che tiene nonostante il supposto “attacco alla Lombardia”, Salvini e Giorgetti potrebbero risparmiare loro ulteriore sofferenze convincendo Attilio che lui è stato il miglior politico della storia, basta che torni a Varese a godersi i milioni che ha sul conto in Svizzera.