Sala si arrende, non ha un piano per il lavoro

vassalloLa dichiarazione non è recentissima, ma merita di essere approfondita. Dichiara l’ineffabile sindaco meneghino:

“Siamo tornati ai livelli occupazionali pre Expo, quindi abbiamo fatto un passo indietro in termini occupazionali di 5 anni. Io non ho altre ricette serie oltre a un sapiente utilizzo dei fondi del Recovery plan. Conto tantissimo su quello, perché abbiamo tanti progetti pronti e Milano si candida a poter fare un grande cambiamento dal punto di vista delle infrastrutture, della mobilità, dell’ambiente, e delle case popolari”.

Commenta il pensiero del Sindaco dai calzini multicolori il sempre attento Consigliere di Municipio 7 Franco Vassallo:

“Sala getta la maschera. La Disneyland di cartapesta è venuta giù. La Milano vera, quella sostenibile, quella reale, quella che si poteva mantenere è sempre stata solo quella del centrodestra. La sua era un falso storico. Una Roma senza ministeri. Un grande parco divertimenti che si stava sviluppando senza logica e senza un vero e proprio futuro. Quando lo dicevamo noi, dalle periferie, venivamo accusati di disfattismo. Di populismo. Adesso lo certifica anche Sala: la Milano di Expo è morta.

Adesso spera nei soldi Europei. Che arriveranno se tutto va bene in sei anni, senza la possibilità per lo Stato di anticiparli, perché siamo con l’acqua alla gola. E di fronte a questa crisi dell’occupazione, cosa propone il sindaco? Piste ciclabili, meno parcheggi e forse un paio di case popolari in più. Per il lavoro non solo non sa cosa fare. Non gli interessa nemmeno toccare il problema. Nel suo mondo, fatto di immigrazione, diritti sessuali e una città a misura di zanzara il lavoro non è mai stata una priorità. Né per sé, né per gli altri. Questa dichiarazione lo certifica: votare per lui significa votare contro la Milano che produce.

L’obiettivo, infatti, è una Milano del declino in cui produrre, muoversi e vivere da esseri umani sia quasi impossibile. Una Milano a misura di nutria e zanzara, con verde sterminato e sistematicamente ignorato. Una città ferma, che aspetta l’elemosina dagli olandesi perché impedisce al grande popolo che la abita di farla tornare la Milano che ricordiamo. Questo, in sintesi, quello che ci aspetta se rivotiamo Sala. Elettore avvisato, mezzo salvato”.