Il nuovo canone concordato di Milano: stanze in affitto da 400 a 600 euro al mese. A darne notizia è Pierfrancesco Maran (Pd): “La fine del mese di luglio ci porta due importanti novità sulle case a prezzi accessibili, cui stiamo lavorando da diversi mesi: il nuovo accordo del Canone concordato e un aggiornamento degli obiettivi pubblici dello Scalo Farini”. Ma ecco la notizia:”Una novità dell’accordo è l’introduzione di tariffe tipo per le singole stanze per gli studenti universitari (requisiti necessari, la dimensione della stanza almeno 12mq e l’accesso libero alle parti comuni, che possono essere il soggiorno o la cucina). Una modalità molto semplice che speriamo venga applicata in maniera massiva e che magari ci aiuti a limitare il solito aumento dei prezzi di settembre”. Il canone concordato permette tra l’altro di avere una cedolare secca al 10% invece che al 21, come spiega Maran: “Si tratta di uno strumento che viene sottoscritto tra i sindacati degli inquilini e le associazioni dei proprietari, che esiste da diversi anni ma che purtroppo a Milano è poco utilizzato. In sostanza è una modalità contrattuale che prevede che se il proprietario di casa affitta entro i massimali fissati dall’accordo può accedere a una serie di scontistiche sulla tassazione (cedolare secca al 10% anziché al 21% e dimezzamento IMU, principalmente) che fanno sì che il proprietario possa guadagnare una cifra – al netto delle tasse – comparabile a quella che guadagnerebbe nel libero mercato, ma con la grande differenza che l’inquilino paga di meno come affitto. Nel nuovo accordo Milano viene divisa in 5 zone in base ai valori immobiliari. Dopo aver compilato un rapido questionario (classe energetica, presenza mobilio, ecc.) l’appartamento viene classificato in una delle 3 fasce che danno un massimale d’affitto al metro quadro anno che si può richiedere all’inquilino, cui aggiungere le spese”. Perché nonostante l’apparente convenienza questo strumento non è usato massivamente a Milano? Forse perché molti non lo conoscono, visto che se anche è condiviso dalle associazioni di settore, si sa che i corpi intermedi hanno un problema di rappresentanza da anni: un esempio è la Cgil che da anni ha iscritti più pensionati che lavoratori. L’altro può essere che molti proprietari di casa preferiscono non entrare nel radar pubblico e affittare magari in nero sfruttando le continue settimane della moda, del mobile e del tutto. In ogni caso per gli studenti sarebbe il caso di informarsi su chi aderisce all’accordo. Magari qualcosa si risparmia.