Numerosi precedenti per reati contro il patrimonio e la persona, ai quali hanno fatto seguito diverse sentenze di condanna definitive: sono questi gli elementi che caratterizzano il curriculum criminale di D.G., parcheggiatore abusivo noto agli utenti della Stazione Centrale, denunciato in più occasioni per aver preteso denaro da chi parcheggiava la propria auto in viale Andrea Doria.
Tali circostanze, attentamente valutate dai poliziotti della Divisione Anticrimine, hanno consentito al Questore di Milano di applicare nei confronti del parcheggiatore abusivo la misura di prevenzione del Daspo Urbano “aggravato”, precludendogli l’accesso alle aree di sosta di viale Andrea Doria, di piazza Caiazzo e di piazza Luigi di Savoia, per un periodo di un anno e sei mesi.
Del resto, D.G., più volte allontanato dalle zone dove esercitava il suo “mestiere”, ha continuato imperterrito a pretendere denaro dagli utenti della strada, proseguendo così una carriera delinquenziale iniziata già nel 2013, quando era stato denunciato per il reato di estorsione, avendo minacciato una donna che si era rifiutata di pagare quanto indebitamente richiesto in cambio del controllo della sua auto.
In altre occasioni, il parcheggiatore ha dato prova di maggiore ingegnosità, raggirando gli utenti della strada spacciandosi per un parcheggiatore regolarmente autorizzato. Per questo, nel 2019, è stato condannato in via definitiva per il reato di tentata truffa aggravata, perché, dopo aver messo fuori uso la macchina erogatrice dei ticket, aveva indossato una pettorina gialla, informando quanti parcheggiavano che avrebbero dovuto pagare direttamente a lui l’importo richiesto per la sosta dei veicoli.
La misura del Daspo Urbano “aggravato” è stata irrogata dal Questore sulla base del Decreto Legge sulla Sicurezza Urbana del 2017, che permette di vietare a soggetti pericolosi di accedere ad alcune zone sensibili della città, per un periodo variabile da uno a due anni (a differenza del Daspo Urbano “ordinario”, che ha una durata variabile tra i 6 e i 12 mesi). La violazione del divieto, peraltro, è punita con la pena dell’arresto da uno a due anni.
Tale provvedimento – adottato per la prima volta nella provincia di Milano – rappresenta uno strumento efficace ai fini della prevenzione e del contrasto della criminalità diffusa, permettendo di allontanare soggetti pericolosi che con le loro condotte verrebbero a privare la comunità cittadina della possibilità di usufruire degli spazi urbani, destando grave allarme sociale e compromettendo la sicurezza della città.