A Legnano, alle porte di Milano, si è intrecciato un inedito rapporto tra colletti bianchi e ‘ndrangheta: sono i professionisti questa volta a coinvolgere la cosca locale, per farsi aiutare a riscuotere un presunto credito. Il risultato è un violento pestaggio. L’imprenditore paga e non denuncia, ma la vicenda giunge alle orecchie degli investigatori della Dia di Milano, impegnati nelle operazioni ‘Linfa’ e ‘Kerina 2’, che i mesi scorsi hanno portato al sequestro di 150 chilogrammi di sostanza stupefacente e all’arresto di 17 persone, per lo più di origine calabrese, per associazione finalizzata al traffico e alla detenzione di droga.
Tra queste ci sono tre degli autori del violento pestaggio, avvenuto il 20 gennaio 2017. Si tratta di Giuseppe Morabito, Massimo Emiliano Ferraro e Federico Ciliberto, già condannati in primo grado per i reati di narcotraffico. Il ruolo preminente nella vicenda, però, è di una donna. Paola Galliani, classe 1969, lombarda, è una professionista che lavora nell’ambito economico-finanziario, incensurata e senza legami familiari o personali con la ‘ndrangheta, con solo una denuncia della Guardia di Finanza risalente al 2016, per esercizio abusivo della professione di broker finanziario. Eppure, dopo aver tentato – come dice in un’intercettazione – di riscuotere il suo presunto credito, di circa 60mila euro, “con le buone maniere”, decide di “scatenare la belva“. Così infatti definisce la ‘ndrangheta, dimostrando – come spiega in conferenza stampa il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia Alessandra Cerreti – “di conoscere ed essere consapevole della violenza di queste persone“.
Il pestaggio avviene proprio nello studio della professionista, dove l’imprenditore vittima di estorsione viene attirato con l’inganno dalla Galliani e dal suo collaboratore, Enrico Verità, che gli dicono di voler parlare del presunto credito vantato. Lì l’uomo trova ad attenderlo Morabito e i suoi uomini, che lo picchiano a sangue. Dopo l’episodio, la Galliani scherza al telefono sul pestaggio con Morabito (“un soggetto – spiega la dottoressa Cerreti – contiguo alla ‘ndrangheta, perché non ha una sentenza definitiva di condanna, ma che per rapporti personali e familiari riteniamo una persona vicina alle cosche ‘Pesce’ e ‘Bellocco’ di Rosarno“), “manifestando – sottolinea il sostituto procuratore – anche in questo una comunanza con la tipologia mafiosa“.
Dopo l’aggressione, la ‘ndrangheta subentra alla professionista nel vantare il credito, che Morabito riesce in parte a riscuotere. Un dettaglio, questo, che gli investigatori vengono a sapere da un’altra intercettazione ambientale, che ha per protagonista Edoardo Novella, figlio di Carmelo Novella, il reggente della struttura ‘Lombardia’ della ‘ndrangheta ucciso in un agguato a San Vittore Olona (MI) il 14 luglio del 2008, e che a sua volta rivestiva secondo la Dia un ruolo di rilievo nell’organizzazione di narcotraffico sgominata, dal momento che aveva messo a disposizione per la droga i locali di una sua società. Paola Galliani, che non aveva più il suo studio di Legnano ed era ora dipendente di una società, è stata arrestata con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso ed è ora in carcere, così come Giuseppe Morabito e Massimo Emiliano Ferraro, finiti in manette nelle operazioni ‘Linfa’ e ‘Kerina’. Sono invece agli arresti domiciliari il collaboratore della broker Enrico Verità e Federico Ciliberto, un giovane classe 1994, fidanzato con la figlia della Galliani e considerato dagli inquirenti il braccio destro di Morabito.