Non si toccano le divise. Cinque giorni fa in diverse piazze d’Italia numerosi studenti hanno manifestato in ricordo del coetaneo Lorenzo Parelli, il 18enne deceduto venerdì scorso a Udine durante l’ultimo giorno di stage che faceva parte del programma alternanza scuola/lavoro. A fare scalpore gli avvenimenti di Torino in piazza Arbarello. Gli studenti, nonostante le restrizioni legate alla zona arancione e nonostante gli sia stato permesso di manifestare in modo stanziale, non hanno tenuto fede agli impegni presi per la discesa in piazza. Il corteo, sembra essere stato fomentato da gruppi di anarchici antagonisti, che non curanti di quelle che sarebbero potute essere le conseguenze per i giovani, hanno deciso di forzare il cordone creato dalle forze dell’ordine, anche attraverso alcuni lanci di pietre, uova e bottiglie di vetro.
Apprezziamo vivamente l’intervento del Questore di TORINO Vincenzo Ciarambino, che ha ufficialmente chiarito quelle che sono le motivazioni e le modalità dell’intervento. Evidenti sono le strumentalizzazioni fatte successivamente rispetto all’accaduto. Le dichiarazioni del Questore sono certamente frutto di una profonda valutazione e al fine di comprendere il valore delle stesse, va ricordato il percorso e la caratura professionale del Questore. Gran parte della sua carriera è avvenuta negli uffici Digos di importanti città d’Italia. Si tratta di servizi dedicati proprio alla gestione di questo tipo di impiego. Nel suo percorso professionale va ricordato che da Questore di Genova, dopo alcuni scontri di piazza dove venne coinvolto un giornalista di Repubblica, non esito nel prodigarsi per fare piena chiarezza sugli accadimenti.
Pertanto, dice Stefano Paoloni, Segretario Generale del SAP: “Riteniamo il suo intervento ponderato, professionale, tecnico e non bandiera. Apprezziamo altrettanto caldamente che si sia assunto la responsabilità di metterci la faccia. Il suo intervento nel dire nessuno alzi le mani sulle divise è una difesa, non solo nei riguardi degli operatori, ma soprattutto alla funzione. Le regole stabilite vanno rispettate perché sia garantita la libertà di tutti: di chi manifesta ma anche di chi chiede pacifica convivenza civile. La violenza è sempre un errore.”
Continua Paoloni: “Spiace che autorevoli soggetti o appartenenti al mondo dello spettacolo abbiano con i loro interventi legittimato la violenza da parte dei manifestanti. Ai ragazzi vanno trasmessi valori di rispetto e legalità. Il medesimo rispetto che deve essere dovuto al medico, all’insegnate al parroco, ecc. Chi nella società svolge una funzione pubblica con compiti formativi o per garantire sviluppo sociale e convivenza civile, merita rispetto. Per questa ragione non condividiamo le esternazioni di tutti coloro che in virtù di un pregiudizio ideologico, o solamente per ricercare consensi, hanno legittimato i comportamenti violenti o diseducativi, fomentati dalle aree antagoniste che infiltrati hanno tentato di sovvertire le manifestazioni.”