Italia che riparte: il caso di Industria Felix. Abbiamo deciso di dare spazio periodicamente a esempi di imprenditoria e iniziative rappresentative di un’Italia che funziona e che trova soluzioni originali per andare avanti nonostante il duro colpo inferto dalla quarantena al tessuto economico e sociale. Oggi vi proponiamo l’intervista a Michele Montemurro con cui abbiamo parlato del magazine Industria Felix.
Come avete deciso di avviare la pubblicazione di Industria Felix?
«È stata un’esigenza legata alle finalità dell’evento. Stiamo partiti dal nostro lavoro, dall’inchiesta giornalistica, poi l’abbiamo arricchita di contenuti attraverso la realizzazione di un Premio, assegnato però da esperti economisti, e dopo qualche anno, esattamente il 5 marzo 2019, durante la terza edizione della Lombardia a Milano realizzata a Palazzo Lombardia abbiamo presentato quello che doveva essere solo un semestrale. Durante gli eventi possiamo concedere solo un minuto ai nostri relatori e quindi non c’è il tempo per raccontare in maniera approfondita le storie dell’Italia che compete. Per questa ragione, facendo il giornalista, ho pensato ad un magazine che potesse spiegare tutto ciò che non abbiamo il tempo di far dire durante i convegni. Poi casualità ha voluto che il 5 marzo 2019 come ospite dell’evento ci fosse il direttore de Il Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, da me invitato perché è un collega che stimo moltissimo, e dopo qualche settimana ho ricevuto la telefonata dal Gruppo 24 Ore. Da metà novembre usciamo come trimestrale in supplemento gratuito a Il Sole 24 Ore».
Come avete deciso il nome?
«Durante la prima riunione con gli Atenei, l’allora prorettore dell’Università di Foggia, il professor Giovanni Cipriani, fece una sintesi del ragionamento e suggerì il sintagma latino “Industria Felix”, che vuole costituire il riconoscimento più giusto e più grato all’inventiva, allo zelo e alla determinazione di chiunque abbia inteso mettere a disposizione la propria capacità di “costruire” un’attività, dandole non solo quello sviluppo spaziale, che la fa crescere progressivamente all’interno della sfera dei propri interessi e di quelli della società alla quale il cittadino “industrius” appartiene, ma anche quel generoso nutrimento che la renda capace di dar frutti copiosi e redditizi in termini di benessere sociale e di progresso economico».
Quanto pensate di tenerlo aperto? È cioè una pubblicazione che punta solo alla fase di crisi o a essere duratura?
«Mi preoccuperei per la Nazione se non ci fosse Industria Felix Magazine, significherebbe che non si potrebbe raccontare l’Italia che compete… Abbiamo creato un gioiellino, molto ambito perché è letto fondamentalmente da un target elevato e dal 95% di imprenditori e manager che premiamo durante gli eventi, mediamente 500 all’anno. A mio avviso, così come è stato pensato, è un prodotto editoriale di successo economicamente e professionalmente perché ha una struttura leggera, realizziamo inchieste esclusive sviluppate con l’economia degli algoritmi, interviste a imprenditori e manager, raccontiamo storie di imprese all’avanguardia e ospitiamo opinioni di firme autorevoli. Puntiamo sulla qualità dei contenuti: non c’è un copia incolla o un comunicato stampa. Penso che il Magazine offra spunti interessanti perché risponde alle esigenze dei lettori nella fase in cui l’editoria chiede ai propri lettori di rispondere alle sue logiche, oramai superate. In teoria siamo pronti a diventare un mensile perché stiamo valutando due proposte che ci chiedono questo, in pratica ritengo che prima vadano consumati alcuni passaggi relativi alla digitalizzazione. A giugno siamo stati tra i primi in Italia a ripartire con tre edizioni online che hanno registrato un successo enorme in termini di adesioni e di partecipazioni di alto profilo e a novembre realizzeremo su industriafelix.it la prima fiera virtuale con business matching online dove coinvolgeremo più di 500 imprese competitive, affidabili e talvolta sostenibili offrendo servizi di eccellenza grazie alla collaborazione con Cerved: ho certezza di ritenere che sarà tra i più grandi eventi digitali europei in termini di ricavi delle aziende coinvolte. La Fiera sarà un’occasione anche per noi stessi di conoscere le storie delle aziende per poterle poi raccontare sul magazine, mentre i Business matching consentiranno alle imprese premiate nel tour di Industria Felix in giro per l’Italia di entrare in contatto tra di loro, tra aziende virtuose».
Quali sono stati i temi portanti dei 4 numeri?
«Nel primo numero ci siamo preoccupati di spiegare quali fossero le linee guida delle aziende competitive, rispetto alle inchieste sviluppate per premiare le migliori performance gestionali, scegliendo per la copertina il presidente di Confindustria che rappresenta gli imprenditori italiani. Nel secondo numero il ceo di Cerved, Andrea Mignanelli, ci ha rilasciato un’intervista esclusiva annunciando il rating Esg, notizia poi ripresa da importanti testate giornalistiche nazionali. Nel terzo abbiamo realizzato un’inchiesta sull’Italia resiliente, su 771 aziende che dal 2007 ad oggi sono sempre cresciute ogni anno di fatturato. E nell’ultimo numero, Settori antivirus, abbiamo pubblicato gli effetti del Covid-19 sui fatturati delle imprese».
La stampa italiana sta dando sufficiente risalto a quanto c’è di positivo nell’industria italiana?
«Se lo avesse fatto probabilmente non esisterebbe Industria Felix. Quando partecipai ai corsi di giornalismo a Fiuggi, un relatore disse: fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Mi piacerebbe dire che non è vero, ma di fatto è così. Se oggi un’azienda fallisce la sbattono in prima pagina, se invece va bene si ritrova forse in uno spazio all’interno del giornale. Industria Felix anche in questo caso rappresenta un’eccezione perché realizziamo un’inchiesta con numeri inediti e non pubblicarla significherebbe nel nostro gergo “prendere un buco”. Nel 2019 abbiamo prodotto 800 pagine di rassegna stampa, significa che mediamente 2,19 testate giornalistiche hanno scritto ogni giorno, per tutto l’anno su Industria Felix. E colgo l’occasione per ringraziare tutti i colleghi che ci hanno ospitato, anche questa è un’eccezione».
Quali potrebbero essere le parole d’ordine della stampa italiana durante la crisi economica causata dal Covid-19?
«La stampa deve essere libera ed indipendente, non ha bisogno di parole d’ordine. Penso che tutti noi, stampa, imprese, cittadini dobbiamo trarre insegnamento da ciò che è accaduto e non farci trovare impreparati per altre situazioni simili a quelle vissute nei mesi scorsi. Questo significherebbe prevenire situazioni di disagio. E sarebbe una buona premessa per la ripartenza, che non può prescindere da un’immediata immissione di liquidità nell’economia reale».