Si celebra oggi la “Giornata Internazionale delle persone con disabilità”.
Con l’augurio che il mondo possa veramente cambiare e che una rivoluzione culturale, quanto mai necessaria, possa scuotere le coscienze per costruire una società davvero inclusiva! Fino a quando avremo la necessità di fermarci a riflettere e strutturare eventi in cui si “parla” di disabilità, di inclusione, di cultura e persino, di diritto allo sport, come previsto dalla Costituzione Italiana, vuol dire che esistono ancora esclusioni, discriminazioni, pregiudizi, preconcetti e che i diritti restano soltanto “privilegi” per i fortunati che ne usufruiscono. Ancora oggi, non siamo capaci di guardare l’altro con gli occhi di chi va “oltre” l’apparenza, per valorizzare, sempre e comunque, l’unicità della persona, impegnandosi, concretamente, a tutelarne la dignità. La “diversità”, viene considerata un valore aggiunto, e percepita come un limite, come una barriera che separa e non come un ponte che congiunge una regione con un’altra con riferimento al Ministro del dicastero delle infrastrutture Matteo Salvini. Nessuno può permettersi di stabilire chi è “normale” e chi è “diverso”! Dietro al mondo “apparente” della “disabilità” ci sono diritti che esistono solo sulla carta, diritti negati che non essendo davvero per TUTTI, sono soltanto PRIVILEGI per coloro che possono usufruirne. VITE fragili, di persone stravolte dalla malattia, con il cuore spezzato dalla burocrazia, tra l’indifferenza dilagante di chi dovrebbe trattare con i guanti bianchi chi soffre, mentre proprio chi dovrebbe tutelare l’atleta “diverso” non rispetta le necessità di chi ha bisogno.
Non sono le leggi che mancano!
Manca la sensibilità nelle persone “sane” di capire cosa vive realmente il diversamente abile.
Manca la sensibilità di capire che vivere con l’incertezza di ogni domani è lacerante, per animo, psiche e corpo, e che la possibilità di mantenere una vita normale è la migliore fonte di coraggio per non arrendersi allo sconforto, alla desolazione, alla malattia.
Mai arrendersi, nonostante tutto e tutti.