Dopo sei anni e 26 pronunciamenti da parte dei tribunali, il Comune ha avuto nuovamente ragione nella lunga e travagliata vicenda giudiziaria riguardante gli abusi edilizi dell’immobile di via Isimbardi 31.
Nell’ambito del processo penale in cui l’Amministrazione si è costituita parte civile, il Tribunale di Milano ha condannato in primo grado la proprietà a procedere alla demolizione delle opere illecite ancora esistenti e a risarcire il Comune per i danni patrimoniali e non, oltre allo sconto di sei mesi di reclusione.
Lo stabile, un tempo adibito a laboratorio, era stato trasformato attraverso interventi illeciti in piccoli appartamenti privi dei requisiti di abitabilità affittati prevalentemente a studenti ed era stato ampliato con opere che avevano compromesso l’utilizzo dei parcheggi sotterranei.
Per bloccare l’attività abusiva, dal 2015 il Comune ha emesso 9 provvedimenti – ordinanze di ripristino e di sgombero e annullamenti dei titoli edilizi – sistematicamente disattesi dalla proprietà. A fronte di questo, l’Amministrazione nel 2018 aveva esercitato i poteri sostitutivi e avviato le opere di demolizione delle opere abusive. Interventi sospesi in seguito a una lunga serie di ricorsi fatti dalla proprietà, cui sono seguiti da ben 26 pronunciamenti: 15 da parte del TAR (di cui 4 sentenze tutte favorevoli al Comune, 7 ordinanze e 4 decreti cautelari), 9 del Consiglio di Stato (una sentenza favorevole al Comune e 8 provvedimenti cautelari), un’ordinanza del Tribunale civile e una sentenza del Tribunale penale.
L’unica sentenza emessa dal Consiglio di Stato nel 2020 ha confermato il pronunciamento del TAR, riconoscendo la legittimità del provvedimento comunale di diniego di condono. Contro questa sentenza la proprietà ha proposto un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato per chiederne la revocazione. Infine, la proprietà ha presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo per chiedere la condanna dell’Italia al risarcimento del danno in relazione alla vicenda di via Isimbardi 31 e una serie di esposti alla Procura della Repubblica contro alcuni dipendenti e rappresentanti del Comune.
“Ancora una volta è stata dimostrata la correttezza dell’operato del Comune – dichiara l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran –. Ringrazio l’avvocatura, da anni impegnata con determinazione su più fronti rispetto a questa incredibile vicenda. Incredibile perché non è ammissibile ci vogliano più di tre anni, ricorsi e sentenze, per ripristinare la legalità di uno stabile abusivo, nell’interesse della collettività. È assolutamente necessaria una riforma a livello nazionale che semplifichi un iter che finisce per scoraggiare le amministrazioni pubbliche a intervenire e per tutelare oltre misura i privati che commettono irregolarità”.
La recente condanna del Tribunale di Milano, il ventiseiesimo pronunciamento sulla vicenda, riguarda l’aver realizzato opere edilizie in totale difformità rispetto a quanto rappresentato nel progetto depositato, aver destinato l’immobile alla locazione per uso residenziale invece che al previsto uso produttivo e per aver attestato falsamente la conformità del progetto, nonché la veridicità di fatto dei luoghi. Le motivazioni verranno depositate entro 90 giorni.