Milos Stizanin e Savarino, due facce opposte della realtà. Le ultime notizie sul nomade serbo che partecipò all’omicidio del ghisa milanese sono la certificazione dell’intenzionalità del gesto: secondo il giudice delle indagini preliminari che ha in mano il caso, Stizanin avrebbe consapevolmente incitato il suo amico minorenne e investire Savarino che in bici cercava di fermarli. Sarebbe poi stato sempre lui a togliere la bici del vigile da sotto le ruote del suv dove si era incastrata. All’epoca del fatto dunque, cioè ormai sette anni fa, il nomade serbo avrebbe avuto piena consapevolezza di ciò che stava facendo l’amico e invece di tentare di fermarlo, lo avrebbe incitato.
Per questo diciamo che Milos Stizanin e Savarino sono due facce opposte della realtà: da una parte c’è un nomade serbo che non si è curato della gravità di alcune azioni e al momento è in carcere in attesa di estradizione perché anche in Serbia lo aspettano per giudicarlo per fatti di droga, dall’altra un ghisa che con la sua bicicletta cercava di mantenere tranquilla e sicura la zona che gli era stata affidata. Da una parte un uomo senza regole e rispetto per la vita umana, dall’altra uno che cercava di tutelare quella degli altri un colpo di pedale alla volta. Rassicura pensare che siano molti di più i Savarino di questo mondo e specialmente a Milano rispetto ai Stizanin, così come sapere che dopo sette anni i magistrati lavorano ancora per accertare nel dettaglio la responsabilità di chi si è macchiato di qualche crimine. La giustizia infatti per essere tale necessita di tempo, a volte anche più di quanto la pancia consideri accettabile, ma il ritmo è quello: lento e regolare come un colpo di pedale a una bicicletta. Forse non compie grandi accelerate, ma può arrivare esattamente dove deve. Nonostante i suv che le sfrecciano intorno.