Che noia il sondaggio su Sala

Che noia il sondaggio su Sala. Perché alla fine queste elezioni comunali annunciate per l’inizio di ottobre si delineano come un sondaggio sull’attuale primo cittadino. Un politico senza dubbio interessante perché non è un politico, ma nemmeno troppo tecnico, perché a far funzionare le cose truccando le carte è bravo qualunque commercialista disonesto. Ma più che altro sarebbe bello studiarlo per evitare altri soggetti simili: primo perché Milano merita un sindaco senza nomea di truccatore di carte pubbliche. Secondo perché bisognerebbe avere idee politiche che vadano oltre il “sono stato bravissimo”, “sono meglio degli altri”, “ho fatto le piste ciclabili”. Milano merita di avere sindaci con visione amministrativa e politica come gli Albertini: grazie alle iniziative dell’ex primo cittadino due giunte di sinistra hanno raccolto frutti senza fare nulla se non portare avanti, spesso male, il lavoro dei predecessori. Ma dopo dieci anni di sinistra al governo ci troviamo con la Procura più pura d’Italia sputtanata e il Comune con a capo uno che è stato condannato per aver truccato le carte della più grande manifestazione politico-commerciale degli ultimi decenni. Allora forse si capisce perché scriviamo che noia il sondaggio su Sala, perché è un uomo dalle spalle strette e sostanzialmente senza alcun contenuto. E’ riuscito persino a parlare della nuova metropolitana milanese ventimila volta negli ultimi anni, trovandosi poi senza soldi per farla funzionare. Se fosse successo a Napoli, gli riderebbe dietro tutta la comunità. Politica e non. Ma ormai si sa come funziona il mondo della comunicazione e tant’è. Allora il centrodestra deve trovare di nuovo la forza di avere idee, non solo ideali più o meno fumosi, ma idee pratiche, applicabili e comprensibili per i milanesi. Sotto la Madonnina infatti si capisce soprattutto la lingua del fare. Siamo riusciti a trasformare in un successo persino quella baracconata di Expo 2015. Se il centrodestra avesse la forza di proporre qualcosa di veramente valido, i milanesi lo seguirebbero dimenticando rapidamente questo brutto decennio di decadenza. Siamo la città e la regione dove la concentrazione di industrie del Pharma è tra le più alte del mondo sia per numero che per qualità, ma ancora dobbiamo pensare ai panini? La città del turismo? Perché la sinistra vorrebbe molto una marea di gente che non fa un tubo. Perché con chi lavora certe sciocchezze non attecchiscono. Allora forse il centrodestra potrebbe tornare a pensare a Milano come Città della cura, un centro italiano, europeo e mondiale di capacità di cura a tutti i livelli. Quel tipo di idea che crea lavoro vero, qualificato e qualificante. Dove anche le startup potrebbero trovare terreno fertile, perché se c’è un ecosistema di aziende capitalizzate c’è chi può comprare e sviluppare le buone idee. Senza essere sempre attaccati a qualche bando pubblico che finanzia idee destinate a morire poco tempo dopo. Perché non provarci a immaginare qualcosa del genere? In fondo dopo tanti mugugni contro i medici persino Salvini è stato d’accordo su candidare un medico.

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