Una relazione cominciata 18 anni fa, nel 2001, quella tra Adriana Signorelli e Aurelio Galluccio, e costellata di soprusi e aggressioni, non solo alla donna ma anche ai figli di lei. E’ quanto emerge dai racconti della figlia della 59enne uccisa dal marito in casa sua sabato notte a Milano. Silvana D’Arco, sentita sul posto dalla polizia, ha ripercorso il calvario della madre a fianco a quell’uomo violento, che lei comunque aveva deciso di sposare cinque anni fa proprio, nonostante fosse detenuto a San Vittore. I particolari vengono riportati nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa nei confronti di Galluccio, considerato autore dell’uxorcidio; con il provvedimento la gip di Milano, Maria Vicidomini, ha convalidato l’arresto per tentato omicidio nei confronti dei due agenti presenti sul posto quando l’uomo è tornato e ha provato a investirli (non ha convalidato invece il fermo per omicidio volontario aggravato, pur disponendo la misura cautelare, non essendoci pericolo di fuga, in quanto l’arrestato era già privo della libertà).
Nei ricordi della figlia quarantenne, il primo incontro con il nuovo compagno della madre, mentre questa si stava separando da suo padre, ovvero il primo marito: l’uomo si presentò in una concessionaria di auto, ma fin da subito i rapporti tra i due si erano rivelati “turbolenti e burrascosi“. La madre “per paura di reazioni violente” si rifugiava spesso in casa della figlia, ammette lei stessa, pur non riuscendo a staccarsi da lui. “Alcolista e tossicodipendente da eroina” – racconta ancora la donna – nascondeva, come spesso accade, la sua indole violenta nei confronti della compagna dietro “motivi di gelosia“. Nel novembre 2018, prima di bruciarle la porta di casa, l’aveva apostrofata come “prostituta“, e ancora prima erano state incalcolabili le volte in cui l’aveva presa a botte e si era recato sul posto di lavoro di lei per minacciarla. Tutti episodi che la donna aveva denunciato in questura ma anche al “commissariato di via Chopin“, ma dopo i quali comunque aveva continuato la sua relazione, fino al matrimonio, avvenuto mentre Galluccio era in carcere. Vittima della violenza dell’uomo anche l’altro figlio della donna, Alessandro D’Arco, che con la madre da tempo aveva tagliato i rapporti: nell’ordinanza viene raccolta anche la sua testimonianza, relativa ad un episodio del 2006. Subito dopo la separazione con il primo marito, la donna chiedeva un mantenimento di 1.800 euro al mese e 300mila euro per il 35% delle quote della società di telecomunicazioni di famiglia: a pretendere i soldi era stato il nuovo compagno della madre, che si era presentato nella sede dell’azienda con una pistola. Qualche anno dopo, nel 2013, il figlio era intervenuto dopo una richiesta d’aiuto della donna: arrivato in casa di lei – in via San Giacomo 4, quartiere Chiesa Rossa, dove sarebbe poi stata uccisa – l’aveva trovata a terra con Galluccio ancora nell’atto di picchiarla; aveva tentato di bloccare l’aggressore, ma in cambio aveva ricevuto una coltellata al fianco sinistro. A nascondere il coltello con il quale Galluccio aveva compiuto il gesto contro il figlio, proprio Adriana: nell’ennesimo tentativo di giustificare il compagno violento.