Sono 724 le vie private milanesi, di cui almeno 460 aperte al transito pubblico. Strade in cui sono frequenti problemi di manutenzione e in cui spesso sono carenti la segnaletica stradale e gli impianti di illuminazione. Il Comune di Milano sta cercando di intervenire per riordinare la situazione, ingiungendo da una parte ai privati responsabili di farsi carico delle opere e dall’altra cercando di far diventare pubbliche le strade che sono di effettivo interesse per la città.
Un lavoro non semplice perché prima di dare il via agli interventi, è necessario svolgere un attento e puntuale censimento. L’amministrazione ha già iniziato la mappatura delle strade private, che in totale sono 724. Di queste 110 sono chiuse, 154 sono a fondo totalmente o parzialmente cieco e 460 sono aperte al pubblico transito. In queste ultime, che rappresentano la parte più corposa, “bisogna individuare se ci sia davvero la necessità di pubblico transito”, ha spiegato l’Assessore Granelli, precisando Infatti “un’area privata per essere predisposta a pubblico passaggio, deve soddisfare un pubblico generale interesse”.
Secondo Granelli non basta la presenza di un esercizio, che sia un albergo o un bar, a determinare l’interesse pubblico. “In questi casi, quindi, dobbiamo stare attenti a intervenire con risorse pubbliche, sia per un aspetto legale, che politico, dato che si farebbe un piacere a un privato”, ha messo in guarda l’assessore. Il nodo è quindi anche quello di capire quali delle 460 strade ora aperte al pubblico transito abbiano davvero necessità di esserlo, oltre che stabilire in quali condizioni attualmente versino. Il Comune per il momento le ha suddivise in due categorie: quelle che hanno tutti gli elementi per essere una strada pubblica (carreggiata sufficientemente larga, marciapiedi, illuminazione e tombinatura stradali) e necessitano solo di un’ordinaria manutenzione e quelle in cui invece sono necessari interventi straordinari. Le prime (che dal censimento risultano essere circa 350) l’amministrazione punta ad acquisirle, trasformandole in strade pubbliche. Il primo strumento per farlo è la cessione volontaria e gratuita da parte dei privati, che devono essere avvisati di questa possibilità. Un’operazione non semplice dato che, come è emerso in molti degli interventi in commissione di cittadini e consiglieri comunali e municipali, non è sempre facile risalire ai proprietari, che siano singoli, frontisti o società.
Se la strada della cessione volontaria non fosse percorribile, il Comune avrebbe altre due possibilità, spiega Granelli: “la prima indicata dalle sentenze è l’uso capione. In seconda battuta si può anche procedere con un esproprio, che però ha un costo per l’amministrazione. Per quanto riguarda invece le vie aperte al pubblico transito, a cui mancano le condizioni di strada (circa 110 secondo il censimento fin qui fatto), sono necessari, oltre all’acquisizione da parte dell’amministrazione, anche onerosi interventi straordinari, che il Comune deve preventivamente programmare. “La nostra idea è quella di fare appalti quadro e non appalti per la singola strada”, ha spiegato Granelli. Prima di questo è però importante capire quali siano le opere da realizzare e per questo è necessario un censimento più preciso sulle situazioni in cui versano queste vie, a cui tutti i rappresentanti dei municipi presenti in commissione si sono detti disposti a collaborare. “Contiamo di averlo pronto entro la fine dell’anno”, ha fatto sapere Granelli.
Il consigliere comunale Pd Alessandro Giungi, primo firmatario dell’Odg che ha richiesto la commissione sulla situazione delle strade private, ha sottolineato la “necessità di uniformare segnaletica verticale e orizzontale e manto stradale in tutte le vie”, osservando che “è giusto sollecitare il privato, ma non ci si può aspettare sempre che poi riasfalti”. “Bisogna trovare delle procedure che permettano al Comune di intervenire in caso di inerzia dei privati”, ha suggerito il capogruppo di Forza Italia Fabrizio De Pasquale, ricordando il Regolamento urbanistico approvato nella precedente legislatura.