Quel ricorso al Tar che blocca l’avvio delle scuole di medicina. Un classico a suo modo, ma quel ricorso al Tar che blocca l’avvio delle scuole di medicina è la fotografia dell’inceppamento del sistema italiano. Una comunità così attenta ai diritti da incartarsi su di essi sembra quasi una barzelletta, invece oggi ci troviamo di fronte all’ennesimo problema pratico: medici che iniziano a specializzarsi in ritardo sulla tabella di marcia. Perché accade? Perché alcuni laureatisi dottori sono rimasti esclusi dai posti disponibili, ma ritengono che sia avvenuto ingiustamente. Dunque si sono rivolti al Tribunale amministrativo regionale (Tar). Una sorta di maledizione per qualunque attività voglia partire in Italia. Ci sono ricorsi che allungano i tempi per la costruzione di centri commerciali come l’avvio dei lavori di manutenzione del territorio. Poi i centri commerciali vanno avanti e invece si impantanano le attività che potrebbero diminuire i danni da alluvioni. Quel ricorso al Tar che blocca l’avvio delle scuole di medicina sembra appartenere più alla seconda categoria, perché migliaia di medici saranno formati in ritardo per verificare che un pugno di loro colleghi non abbia subito un’ingiustizia. Ingiustizia per altro rimediabile più facilmente rispetto alle migliaia di pazienti senza un dottore in grado di curarli. Ma quale strada deve seguire l’Italia? Perché sul tema una strada andrebbe presa: ci sono centinaia di milioni di investimenti che si potrebbero sbloccare se solo non ci fossero i ricorsi al Tar. O almeno se fosse molto più difficile usarli per intralciare gli altri. Molto spesso infatti alla fine le opere si fanno, ma magari in cinque anni invece che uno, o venti invece di due. E nel frattempo le condizioni cambiano, i progetti sono da aggiornare, le risorse erose dagli avvocati e alla fine escono cose mal fatte. Nel migliore dei casi sostanzialmente inutili, come le autostrade progettate nel Novecento e non ancora terminate. I corsi di specializzazioni per medici partiranno, ma dopo il previsto. E anche a questo ci sarà rimedio. Ma davvero non c’è altro modo per gestire una tale voragine tra diritto e realtà? Perché i Tar stanno facendo questo: distanziando sempre di più il mondo reale da quello del diritto.