Pensare al dopo

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Pensare al dopo. In questo momento è quanto mai necessario perché il dopo avanza. Lo Stato è in crisi e si sa. Il Presidente della Repubblica quasi al limite del suo mandato non tiene il controllo del Paese perché le nuove leve sono troppo abili e lo hanno messo in difficoltà. Però noi dobbiamo pensare al dopo, perché è quasi qui. In quest’anno abbiamo imparato che il governo peggiore è quello che pensa di settimana in settimana, perché ora che ha elaborato una soluzione si è già presentato un altro problema. Il governo che rincorre i problemi è il peggiore, a qualsiasi livello, dal condominio fino al Quirinale. Ora bisogna pensare al dopo perché tra un mese centinaia di migliaia di persone si troveranno per strada per lo sblocco di licenziamenti e sfratti. Un dramma vero e pronto a esplodere perché il generale inverno ha aiutato a tenere in casa le persone, ma si sta ritirando rapidamente. E questa volta i militari per le strade potrebbero essere prese molto male dalla popolazione perché un anno di poteri speciali pesano persino a un popolo mansueto. Si sente la voglia di ripartire, anche per pagare l’enorme debito accumulato appena in un anno. E magari dare una prospettiva a tutti. Per questo bisogna pensare al dopo. In Regione bisogna ammettere che una pensata l’hanno fatta: 3 miliardi del piano Fontana. Possiamo discuterne il come e il perché, ma almeno è un piano. Sembra quasi una riedizione di quando Fontana fu il primo a farsi vedere in video con la mascherina venendo sbertucciato da Zingaretti e mezzo mondo. Un mese dopo mettevano la mascherina pure ai canarini. Le altre regioni che faranno? Ma soprattutto lo Stato ha un piano? Perché l’unico a cercare di scriverlo, duole dirlo visto che lo odiano tutti, è Renzi. Mentre Mattarella vuole elevare Draghi a premier. Quasi che quest’ultimo abbia un piano segreto o una bacchetta magica. Ma il vero tema è pensare al dopo, perché al momento stanno solo discutendo del malloppo da 209 miliardi. E intanto il dopo avanza.