Arancione scuro di imbarazzo. La Regione ha scelto di chiudere in fretta e furia scatenando le comprensibili ire di tutti. “Per un giorno cosa sarebbe cambiato?” ha chiesto un genitore? A livello sanitario pochissimo, mentre per le famiglie moltissimo. Perché oggi dovranno lanciarsi i bambini tra un appuntamento di lavoro e l’altro. E questo per chi ha la fortuna di un lavoro con una certa flessibilità. Gli altri si sono presi uno sberlone immotivato come ha rilevato Daniela Santanché: Non si possono chiudere le scuole perché c’è il rischio sanitario in Lombardia a causa della velocissima espansione della pandemia mettendo così nel caos più totale le famiglie. Ma che rispetto è per la gente che vive del proprio lavoro? Spostare di 24 ore l’annuncio è rimandare a Lunedì la chiusura sarebbe stato un atto di grande capacità di governo. Bisogna avere rispetto per i cittadini e per chi lavora. E dare la conferma come governo di centrodestra della Regione di essere alla altezza di saper gestire le situazioni complesse. Invece no. Hanno preferito chiudere tutto senza avviso come un Giuseppe Conte qualsiasi, qualcuno dice per evitare che oggi fosse il cts a deciderlo. Perché Fontana ormai sembra solo intenzionato a perseverare nella sua guerra a Roma. Dovrebbe pensare ai lombardi, ma lo abbiamo perso. Avrebbe bisogno di riposo, invece resta lì. Attaccato alla poltrona. Eppure le prove dei fallimenti c’erano già e non dovrebbe temere nulla. L’arancione scuro di imbarazzo è solo l’ultimo passo: tutti hanno capito che la priorità del presidente non è la Lombardia, ma la sua reputazione personale. Sta usando la Lombardia per difendere sè stesso e le aziende di famiglia. Ma davvero possiamo affrontare un altro anno di pandemia con il solo scopo di salvare Attilio il milionario svizzero? Forse la Lombardia merita di più.