Spendono 450 milioni in piste ciclabili e chiudono gli asili. Sembra una storia assurda? No, è Milano. La città infatti ha da anni avviato un piano di razionalizzazione delle scuole pubbliche. Che tradotto dal linguaggio amministrativo vuol dire che ne hanno chiuse diverse. Per accorpamenti o per chiusure e basta. Perché il Comune dice di non avere abbastanza risorse per tenere aperti gli asili comunali, specialmente se piccoli o in periferia. I ricchi se ne sono sbattuti come sempre fino a quando il Comune non ha annunciato che la scuola di via Vivaio poteva pure traslocare a poverlandia (cioè oltre l’Area C) oppure chiudere. Il motivo era sempre lo stesso: non ci sono più i soldi per garantire le scuole speciali in centro. E qualcuno potrebbe anche essere d’accordo per vedere oltre la Cerchia certi nomi che di periferia ne parlano ma ci passerebbero solo sotto scorta. Ma è comunque una follia di questi tempi. Eppure è così: in questi giorni Beatrice Ugoccioni, Consigliera delegata alla mobilità e alle infrastrutture, ha rilanciato il progetto Biciplan “Cambio”. “Come Città metropolitana investiremo oltre 450 milioni di euro per realizzare un totale di 750 km: 4 linee circolari, 16 radiali e 4 cosiddette greenways super veloci che si integreranno alle altre modalità di spostamento esistenti. Porteremo su bici il 20% degli spostamenti totali e il 15% di quelli intercomunali, ogni linea sarà a meno di 1 km dai punti attrattivi come scuole, poli commerciali, presidi sanitari, fermate del trasporto pubblico locale” ha annunciato trionfante. Peccato che in primis va notato che non ha detto “scuole pubbliche”. Forse dettagli, ma sono gli stessi che distinguono una società in cui tutti possono avere un’istruzione se non uguale almeno simile e una in cui solo i ricchi studiano e i poveri imparano un mestiere. E poi ci sarebbe da fare due conti, perché ora che sono finiti i lavori per questo mirabolante progetto, non è detto che siano più scuole. Sempre che non si allarghi la definizione. E poi si potrebbe passare dall’alternanza scuola lavoro direttamente al lavoro-lavoro. Così invece di perdere tempo si potrebbero mandare direttamente in cantiere tutti quelli destinati dal bilancio famigliare alla scuola pubblica. Magari proprio il cantiere della pista ciclabile. Perché oggi viviamo in una società così folle che trova mezzo miliardo di euro per stendere distese di asfalto (solo che nel 2000 sono per le bici e non per le auto) invece che per tenere aperti gli asili o migliorarli. Forse perché ormai ci siamo rassegnati: la cultura non serve a un tubo, specialmente non servono popoli acculturati. Servono in forma per mandarli in cantiere o al fronte. Che poi ha senso: se uno studia, poi magari si pone pure delle domande. E magari le pone pure a chi sta dal Quirinale in giù. Sia chiaro: Uguccioni in fondo non ha certo il potere di cambiare la destinazione di questi fondi, crediamo che si stia solo cercando di garantire un futuro e la riconoscenza di qualche ricco bitumatore. Tutto legittimo, perché qualcuno lo dovrà pure accontentare. Compresi i ciclisti, che potranno scorrazzare fino all’Idroscalo in bici. Con un plausibile via vai di ambulanze in stagioni troppo calde o fredde. E tra una pedalata e l’altra saranno tutti contenti perché i loro referenti politici Spendono 450 milioni in piste ciclabili e chiudono gli asili. In fondo per i momenti di concentrazione c’è Netflix.