Politica a colpi di musei. Negli ultimi mesi la creazione di nuovi musei sta diventando una delle nuove armi della politica meneghina. Il primo è stato Maran, “il giovane” della giunta, per togliersi i verdi dal fuoco di piazza Baiamonti. Sull’area dei Bastioni la famiglia Feltrinelli ha investito parecchio per creare due casermoni per uffici e un piccolo ma combattivo gruppo di amanti del verde sta cercando di ostacolare i programmi della famiglia di librai di successo. Il comitato “Baiamonti bene comune“ vorrebbe che il ritaglio sopravvissuto alla voglia di mattone dei Feltrinelli rimanesse pieno di alberi e fiori. La determinazione dei Verdi e del comitato ha portato Maran a estrarre l’asso dalla manica: sulla zona andrà costruito un museo della Resistenza, ha annunciato. E dunque? Tutti zitti perché i Verdi si sentono di sinistra e nessuno a sinistra può dire nulla di male su tabù come la Resistenza. Così gli ambientalisti hanno dovuto lasciare la pugna per dedicarsi ad altro. Qualcuno ci ha provato a far volare una mosca, ma senza troppo successo perché i tabù non esistono solo in Vaticano. Dopo Maran è arrivato Pierfrancesco Majorino con la proposta di aprire un museo del socialismo italiano: “Sarebbe un bel modo per raccontare e discutere. Anche delle pagine più complesse e controverse. Ci sono, peraltro, tanti, soprattutto legati alla storia del PSI ma non solo, che hanno già fatto cose importanti in questa direzione. E ci sono soggetti antichi e nuovi del mondo delle Fondazioni che su questo terreno hanno già detto tanto” ha detto l’europarlamentare e ex assessore. Da Fratelli d’Italia gli ha risposto Carlo Fidanza ricordandogli di lasciare uno spazio anche a Craxi e Mussolini perché effettivamente sono una parte essenziale del socialismo italiano. Sembra dunque arrivato il momento in cui si fa politica a colpi di musei.