Lombardi prigionieri delle lotte politiche. Oggi è l’ultimo giorno di libertà relativa per i cittadini della Lombardia perché da domani dovrebbe diventare operativo il nuovo dpcm varato per imporre nuove restrizioni, un lockdown di fatto su cui si sta consumando l’ennesima battaglia politica. Attilio Fontana prova a evitare la chiusura totale parlando dei numeri che in realtà in questi giorni hanno smesso di peggiorare come nelle ultime settimane. Così i lombardi sono di nuovo prigionieri delle lotte politiche perché già non si capisce più un fico secco di cosa stanno combinando a Roma, ma nel frattempo lo scontro tra poteri peggiora la situazione. Chi sarà aperto? Chi no? I ristori, cioè gli ennesimi soldi spesi “a cazzo di cane” per citare Boris, a chi arriveranno e come e quando? Tutte domande che si accavallano mentre le persone sono spinte a dividersi in schiere a favore o contro questo o quel politico. Ma quanto potranno abusare della pazienza dei lombardi questi novelli Catilina? Quanto ancora potranno reggere le “persone per bene”? In primavera dai palazzi del potere romano si parlava di “chiamata alle armi” e stati di guerra. Si pensava che fosse una situazione temporanea, invece sono i governi ad andare avanti di soluzioni temporanee. Non ci sono piano ampi per la gestione della crisi, ma solo misure momentanee per tamponare la situazione. Tanto, pare essere il ragionamento, basta fare come De Luca e spargere bonus a caso. Così passa tutto. A parte la crisi che rende ancora i lombardi prigionieri delle lotte politiche.