Sette giorni per tre candidati e mezzo. Si parte: questa è l’ultima settimana. Da una parte Majorino, dall’altra Fontana. Nel mezzo Moratti e Ghidorzi. Le donne in questo caso non hanno opzioni realistiche se non il piacere di partecipare come nel vecchio detto sullo sport. Oggi Majorino parla di chi vorrebbe come assessore, una bella sfida, perché ufficializzare le scelte vuol dire stabilire anche chi si impegnerà di più negli ultimi cruciali giorni della campagna. Ma Majorino è un tipo deciso e sa che l’occasione è unica. Grazie alla zia del Centro città se la può giocare. Fontana ha già messo i panni di quello che vedremo nei prossimi cinque anni: un presidente che non decide nulla, perché è espressione di un partito minoritario: secondo alcuni sondaggi, la Lega su Milano potrebbe fermarsi a due consiglieri e non molti di più nelle altre province. E dunque Fontana principalmente tace. Batte un colpo ogni tanto, ma con prudenza perché la prima uscita con Salvini lo ha visto riempire uno stanzone di gente, peccato che si è scoperto che i giovani medici erano invitati ad andare perché venivano assegnati crediti formativi che per i professionisti sono obbligatori. Almeno si sa da che parte vota chi presiede all’assegnazione dei crediti per professionisti della sanità. Ecco dunque perché Fontana per lo più tace. Moratti per il numero di chilometri percorsi negli ultimi tre mesi avrà bisogno di un bagno ai piedi di una settimana dopo San Valentino. Invece Majorino nel caso di vittoria avrà bisogno di una camomilla gigante e di non perdere nemmeno un minuto, perché lo scossone sarà forte. Molto forte dopo 28 anni di centrodestra. Ghidorzi non è mai stata veramente in corsa, ma è la classica testimonianza di estremismi che sanno di non poter vincere. Simili a quelli che interpretavano l’invasione in Ucraina con il cartello “Putin servo della Nato”. Dunque non merita molte altre parole, perché è un candidato e mezzo. Ecco perché diciamo che questi sono sette giorni per tre candidati e mezzo.