Ieri mattina la Polizia di Stato ha eseguito delle perquisizioni nei confronti di 5 tifosi interisti indagati per le lesioni causate a un giovane supporter milanista domenica 21 febbraio scorso. Quel giorno, tra le ore 11 e le ore 14, migliaia di ultras si erano ritrovati, in violazione delle norme anti Covid, nei pressi dello stadio Meazza per salutare l’arrivo delle due squadre impegnate nel derby cittadino.
Dopo le ore 14, nelle fasi di deflusso dallo stadio, in via Caprilli un gruppo di tifosi neroazzurri ha aggredito con calci e pugni la giovane vittima. L’azione violenta, non denunciata né segnalata alle forze di polizia, è stata registrata da un residente della zona e successivamente diffusa anche su diversi canali social, circostanza che ha consentito ai poliziotti della DIGOS milanese di iniziare i primi accertamenti.
Le immagini hanno ripreso un’aggressione brutale e incontrollata da parte di alcuni tifosi dell’Inter che, in gruppo, hanno colpito la vittima con calci e pugni anche al volto. Il tifoso rossonero, successivamente individuato dagli agenti della DIGOS, è un frequentatore della curva ultras milanista e non ha inteso sporgere querela: dalle indagini svolte dalla Polizia di Stato, è emerso come una lite, inizialmente scaturita dal furto di una bandiera rossonera, abbia richiamato sulla strada qualche tifoso del Milan tra cui l’aggredito. La discussione è poi passata immediatamente alle vie di fatto con l’accerchiamento e l’aggressione al milanista, colpito con violenza anche quando caduto a terra, che, spaventato, si è poi dato alla fuga. Dall’analisi del filmato, risulta che il gruppo di interisti non fosse organizzato e che non avesse concertato l’azione, tant’è vero che poi gli aggressori si sono separati e allontanati, chi a piedi chi in auto.
L’aggressione è stata anche molto stigmatizzata nell’ambiente del tifo organizzato milanese non solo perché l’episodio ha rischiato di incrinare gli ottimi rapporti che da anni sussistono tra le due tifoserie di Milano ma, soprattutto, per le modalità – 5 contro 1 – ritenute sleali nell’ambiente ultras.
L’attività d’indagine condotta dalla DIGOS della Questura di Milano sui video, sulle immagini dello stadio e sulle altre foto disponibili, ha consentito l’individuazione certa di cinque uomini che hanno concorso alle violenze sul tifoso rossonero.
Di questi, tutti deferiti alla Procura della Repubblica di Milano per lesioni personali in concorso, con l’aggravante dei futili motivi e per aver commesso il fatto in occasione di una manifestazione sportiva, (ex artt. 110, 61 n.1 e 11/septies, 582 e 585 c.p.), alcuni erano già conosciuti alla DIGOS per la loro fede neroazzurra:
- P.D. del 1974, disoccupato, ha precedenti per reati contro il patrimonio ed è sottoposto all’affidamento in prova ai servizi sociali;
- D.V. D. del 1968, dipendente di una società di alimentari, ha precedenti specifici per reati in occasione di manifestazioni sportive;
- T.L.A., del 1999, disoccupato, ha un precedente per rissa;
- L.M.V., del 1962, disoccupato, privo di precedenti;
- C.P.L., del 1974, dipendente di una società commerciale, privo di precedenti.
Nei confronti degli indagati, il Pubblico Ministero dr. Leonardo Lesti e il coordinatore del Pool Antiterrorismo dr. Alberto Nobili, hanno emesso un decreto di perquisizione locale e personale eseguito questa mattina: la Polizia di Stato ha ispezionato i dispositivi telefonici e ha sequestrato gli indumenti indossati dagli indagati durante l’aggressione.
Domenica 21 febbraio, nell’ambito del derby milanese di serie A, le iniziative di supporto svolte in piazzale Angelo Moratti e in piazzale dello Sport hanno richiamato, oltre agli abituali frequentatori dello stadio, anche tanti supporter comuni, molti dei quali non hanno rispettato le disposizioni anti Covid-19.
Per questa ragione la Questura di Milano ha svolto un’attività certosina nella visione delle immagini e dei video, che ha portato – al momento – al riconoscimento, all’identificazione e alla sanzione di una ventina di tifosi del Milan e dell’Inter che non hanno osservato quelle minime prescrizioni e tutele richieste per il contenimento della pandemia.