Bonfadini, Pavlovic: “Bene il ripristino della legalità, meno uno sgombero senza avviso”. “Bene il ripristino della legalità, meno uno sgombero senza avviso né servizi d’emergenza sulla pelle di chi non c’entra!”. “Per anni, anche ultimamente, abbiamo chiesto al Comune e a questa Amministrazione di risolvere la questione dei campi di Via Bonfadini, con il ripristino della legalità e della sicurezza e, poi del loro superamento con conseguente soluzione sociale e abitativa di chi con l’illegalità nulla ha a che vedere e, anzi, la subisce. Metodologie, servizi e alternative erano già a disposizione ma, a quanto pare, ieri in Via Bonfadini sono stati completamente ignorati. Ciò che doveva essere un’azione di Polizia giudiziaria a fronte di un’inchiesta della magistratura si è trasformata in un vero sgombero, con tanto di abbattimento delle strutture e distruzione delle proprietà dei presenti, atto assolutamente non regolare per la Legge e non necessario per l’azione giudiziaria. Prova ne siano le stesse dichiarazioni dell’Assessore alla Sicurezza che confondono i termini tra azione di Polizia, sequestro dell’area e sgombero, avvenuto senza avviso, obbligatorio non solo per i campi Rom ma anche per un semplice sfratto abitativo. Il risultato, ancora una volta, è quello in cui sono i più deboli e incolpevoli a pagare il prezzo.” Commenta così Dijana Pavlovic, portavoce italiana di “Kethane – Rom e Sinti per l’Italia”, lo sgombero del campo informale di Via Bonfadini avvenuto ieri, che aggiunge: “l’assenza sul campo delle strutture d’emergenza che il Comune paga proprio per queste esigenze, l’assoluta assenza di informazioni sull’azione che le stesse dovevano ricevere, il rimpallo di dichiarazioni tra l’Assessorato alla Sicurezza e quello al Welfare, disegnano una situazione di grave contraddizione che crea un precedente pericoloso sui processi di soluzione delle criticità e contraddice il cosiddetto “Piano di Azione Locale” per l’inclusione delle comunità Rom e Sinte, sia regolari che irregolari, che il Comune si è impegnato ad attuare dopo aver aderito al bando internazionale UNAR, nel 2020. Bastava parlarsi e organizzarsi, esattamente come, ripeto, da tanto tempo chiediamo come organizzazioni e associazioni. Ora la situazione deve essere recuperata quanto prima, con chiarezza di compiti e piena responsabilità.” E conclude: “Quello di Via Bonfadini è un caso emblematico di come aree di illegalità diffusa e organizzata possano consolidarsi in zone dove spesso manca la prevenzione e l’azione sociale, come capita, purtroppo, in più parti delle periferie della nostra Città e dove la cosiddetta “questione Rom” è una porzione alquanto marginale, sia del fenomeno in generale, sia della stessa comunità Rom e Sinti milanese. Ci auguriamo, naturalmente, che l’azione della Magistratura contro il traffico illegale di rifiuti, che ha portato agli arresti di ieri, prosegua risalendo tutta la catena della responsabilità, in cui il campo di Via Bonfadini era l’ultimo anello, che la situazione di chi, incolpevole, da li è stato sgomberato senza avviso venga sanata quanto e che la collaborazione con il Comune prenda strade concrete ed efficaci, come gli stessi Rom e Sinti milanesi si augurano e richiedono, nel pieno rispetto della legalità, della pienezza dei diritti e della sicurezza fisica e psicologica di ognuno, come è giusto e doveroso che sia.”