L’arresto di Lutring fece molto scalpore sia in Francia che in Italia. Nonostante l’incredibile numero di rapine commesse non avesse lasciato dietro di sé né morti né feriti, di frequente era ricordato con simpatia dalle sue vittime. Insomma, era diventato un personaggio abbastanza popolare fra la gente comune come quasi tutti i vecchi esponenti della vecchia ligera. A renderlo famoso erano stati l’atteggiamento da guascone, le frasi in dialetto che pronunciava sempre quando “lavorava” nel milanese, la fiabesca storia d‘amore con Yvonne che a Milano conoscevano tutti e di cui si parlava in tutta Italia, ma soprattutto il suo comportamento da ladro gentiluomo. Spesso aveva preteso che fossero pagate le pensioni ai presenti prima di portare a termine la rapine, mentre le compiva aveva sempre un occhio d’attenzione per le anziane vecchine, capitava ci scambiasse qualche battuta ricevendone non di rado in cambio delle sonore sgridate, ma anche in questi casi, se le vedeva in difficoltà non se ne andava mai senza infilargli qualche banconota in borsa.
Quando la corte francese, dove venne giudicato nel 1965, lo condannò a ventidue anni di detenzione, la prima cosa che fece fu un gesto d’amore: per evitare che sprecasse il resto della vita ad aspettare un carcerato, lasciò libera Yvonne che – come vedremo poi – non smetterà mai d’amare per tutto il resto della vita.
Una volta in cella Lutring, lontano da altre tentazioni, si mise prima a studiare e poi a scrivere e dipingere mettendo in mostra una straordinaria vena artistica che gli fu presto riconosciuta da pubblico e critica. La sua storia attirò l’attenzione di molte personalità del tempo – fra cui Sandro Pertini – col quale intraprese fitte corrispondenze e che probabilmente fecero pressioni sulla giustizia francese perché fosse anticipata la sua liberazione. Fu probabilmente in virtù di questo, dell’avere constatato che effettivamente Lutring fosse un uomo diverso e che non aveva mai fatto del male a nessuno, che scaturì il gesto di clemenza che del Presidente della Repubblica Francese Georges Pompidou che lo graziò nel 1976 subito imitato da quello italiano Giovanni Leone. Fu una fortuna per lui essere in galera negli anni in cui l’ascesa della nuova criminalità scalzò i vecchi esponenti della ligera decretando la fine della vecchia mala milanese. Non gli sarebbe piaciuto assistere a quel cambiamento, avrebbe finito con lo scontrarsi con quei delinquenti sanguinari di cui difficilmente avrebbe avuto ragione. Probabilmente il carcere gli salvò la vita.
Tornato in libertà si dedicò alla scrittura e soprattutto, con successo, alla pittura che, gli diede modo di vivere in modo agiato. I suoi quadri sono stati esposti in numerose mostre, collettive e personali, e gli sono valsi molti premi e riconoscimenti in tutta Europa. Pur se assumendo un tenore di vita meno vistoso e più riservato del precedente, il suo aspetto non era cambiato, volto sorridente, baffi, capelli lunghi e aspetto scanzonato lo rendevano affascinante e già nel 1977 iniziò una relazione con la donna che nello stesso anno gli diede il suo primo figlio, Dora Internicola. Purtroppo Mirko, così lo chiamarono, morì qualche anno dopo, nel 1995 in un tragico incidente dandogli il secondo grande dispiacere della vita dopo l’avere dovuto lasciare Yvonne.
Nonostante fosse ancora in vita, più passavano gli anni, più la sua storia si copriva di un alone di leggenda. Su di lui si scrivevano libri e prima ancora che fosse scarcerato erano usciti due film sulla sua vicenda criminale: “Svegliati e uccidi”, nel 1966 interpretato da Robert Hoffmann Lisa Gastoni e Gian Maria Volonté, e “Lo zingaro”, nel 1975, nel quale Lutring è interpretato da Alain Delon. Dopo la storia con la Intarnicola conobbe Flora D’Amato che sposò nel 1985, i due ebbero due figlie gemelle, Natasha e Katiusha, ma anche questa storia naufragò, si separarono nel 1997. Gli amici più intimi dicevano che non riuscisse ad evitare di confrontare tutte le donne che entravano a fare parte della sua vita con Yvonne e che queste ne uscivano sempre sconfitte cosa che alla lunga logorava i rapporti.
Dopo il divorzio continuò nella sua carriera artistica intensificando i rapporti con il pubblico, partecipò a molti incontri pubblici soprattutto con i giovani ai quali amava dire di vivere d’arte e onestà, e non dei suoi stessi errori. Nei primi anni duemila scelse di ritirarsi a vivere in riva al Lago Maggiore nei pressi di Stresa e poco dopo si ammalò di un male che lo avrebbe lentamente portato via. Gli infermieri dell’ospedale dove fu ricoverato negli ultimi mesi di vita, quando oramai necessitava di cure giornaliere, raccontavano che ogni tanto fuggiva per recarsi alla Stazione di Stresa a sedersi su una panchina da dove guardava i treni che arrivavano. Agli amici che a turno andavano a riprenderlo diceva che andava li perché sperava sempre di vedere scendere Yvonne da qualche vagone (lei era morta oramai da anni).
Infine, la notte fra il dodici e il tredici maggio 2013 la morte se lo portò via. Con lui se ne andò l’ultimo rappresentante della ligera chiudendo definitivamente la storia di questa mala romantica i cui appartenenti rubavano quasi sempre per necessità, non facevano male a nessuno e se potevano aiutare un povero diavolo non mancavano mai di farlo. Ci piace pensare che Luciano Lutring abbia ricevuto la sua terza grazia, quella con cui il buon Dio gli avrà concesso di entrare in paradiso dove siamo certi ora siede di fianco a Yvonne.