Tutta un’altra stagione? Potrebbe essere perché ormai non è più ieri, ma già domani. Quel giorno cioè in cui non ti rendi conto, ma la svolta più che vederla l’hai vissuta. E te ne accorgerai solo tempo dopo. In questo caso sembra proprio arrivato il canto del cigno di Matteo Salvini. Come Matteo Renzi prima di lui per il centrosinistra, anche Salvini ha cercato di traghettare il centrodestra nell’epoca contemporanea. E per un pezzo c’è riuscito. Come si dice in questi casi “aveva in mano il Paese”. Poi una sequela di errori di valutazione l’hanno portato a diventare il principale responsabile di ciò che non va. Di quasi vittoria (tipo l’Emilia) a sonore sconfitte (vedi Milano) Salvini alla fine ha portato a casa poco o nulla. Nel tanto vituperato governo con i 5 Stelle aveva avuto l’occasione di far passare i decreti sicurezza, rendendo reali le promesse di un’impostazione diversa sulla gestione della sicurezza. Ma ebbro di potere ha preferito lasciar stare e dedicarsi ai mojito. Si illudeva, proprio come Renzi, che lo avrebbero lasciato indire altre elezioni nazionali nel momento in cui era più forte. Ma i poteri romani sanno che non serve vincere una battaglia, basta non combatterla quando vuole l’avversario e le sue forze scemeranno. E così Salvini è scemo, potremmo dire in stile farsesco. Ma al di là dell’ironia è successo proprio questo: di passaggio in passaggio Salvini non ha fatto nulla di significativo. E a furia di non avere bottino, l’armata di scompagina e i colonelli tramano per avere la testa del generale. Forse però con la sua caduta si apre tutta un’altra stagione? Potrebbe essere, soprattutto se Giorgia Meloni saprà sfruttare bene il momento. Se no presto vedremo Salvini come Renzi in un partito del 2 per cento, magari chiamato Viva l’Italia.