Sala smaschera lo storytelling sul nuovo San Siro. L’intervento recente del sindaco Giuseppe Sala sul nuovo stadio di San Siro ha senza dubbio il merito di aver smascherato uno dei più patetici storytelling meneghini: mentre tutti parlavano del nuovo stadio, con discussione annessa su i classici rendering stile Renzo Piano, le società stavano pensando a tutt’altro. Cemento non per ridare a Milano un anfiteatro degno di questo nome, ma per continuare a edificare. Pure senza badare troppo al futuro come è tipico dell’edilizia cinese: all’ombra di Pechino sono nate intere città rimaste deserte, perché l’essenziale è continuare la crescita del settore. Allo stesso modo i cinesi, come gli americani, vedono la possibilità di costruire uno stadio come l’occasione per innalzare altri centri commerciali in una zona sempre più viva di Milano, con anche un pezzetto di residenziale. I grandi fondi stanno puntando molto su Milano che è “place to be” come dicono in gergo, sia per il residenziale che per la logistica. I terreni costano sempre di più perché sono sempre più ricercati e Palazzo Marino non può concedere altri regali dopo quello con cui ha omaggiato i Cabassi per Expo 2015. Se devono essere valorizzati i terreni è necessario che chi costruisce dia qualcosa in cambio.
Sala si è accorto, anche se in realtà è facile che avesse capito già prima, che i cinesi e gli americani di Eliott non vedono lo stadio come priorità, ma cosa ci sta intorno. Milano vive un momento ancora felice e presto ci saranno le Olimpiadi invernali diffuse, una formula positiva per dire che in realtà non saranno qui, ma che i meneghini hanno crescita e spese pubbliche e private che saliranno fino al 2026. Una ottima notizia per i meneghini, ma pure per gli speculatori. Tenere la barra a dritta non è facile nemmeno per uno squalo come Sala. E forse proprio per questo ha iniziato a chiarire anche in pubblico quanto in tanti sussurravano fino a pochi giorni fa. Ma non è detto che serva: il dialogo pubblico mette in difficoltà soprattutto gli imprenditori italiani, spesso dipendenti dall’aiuto pubblico. I colossi internazionali sanno gestire un sindaco di una città secondaria. Gli Agnelli insegnano: nonostante qualche protesta, la Fiat è stata venduta prima agli americani e poi ai francesi. Con tanti saluti ai miliardi spesi in sovvenzioni dalla sua nascita alla sua vendita e che hanno contribuito non poco ai debiti che gravano sulle spalle degli italiani. Intanto però possiamo almeno riconoscere che Sala smaschera lo storytelling su San Siro. E’ poco, ma è un inizio.