UN TRAGICO BOLLETTINO CHE RACCONTA UN’EMERGENZA CHE NON HA MAI FINE, CON UNA TRISTE MEDIA DELLA MORTALITÀ PARI A 82 DECESSI AL MESE.
SONO ANCORA IN CRESCITA, ANCHE SE MINIMA, GLI INFORTUNI MORTALI REGISTRATI IN OCCASIONE DI LAVORO (+ 0,8% RISPETTO ALLO STESSO PERIODO DEL 2022) PASSATI DA 496 A 500. DIMINUISCONO INVECE GLI INFORTUNI MORTALI IN ITINERE: SONO 157 NEL 2023 CONTRO I 181 DEL 2022.
RIMANE ALTA L’ALLERTA PER I LAVORATORI GIOVANISSIMI E PER GLI STRANIERI: QUESTI ULTIMI REGISTRANO UN’INCIDENZA DI MORTALITÀ ELEVATISSIMA RISPETTO ALLA MEDIA.
IN DIMINUZIONE DALL’INIZIO DELL’ANNO LE DENUNCE DI INFORTUNIO TOTALI: -21% RISPETTO AD AGOSTO 2022. UN DATO POSITIVO CHE DEVE ESSERE SEMPRE E COMUNQUE CONFRONTATO CON IL 2022, OVVERO QUANDO GLI “INFORTUNI PER COVID” ERANO ANCORA MOLTO NUMEROSI. DUNQUE, È LA CONCLUSIONE DELL’EMERGENZA SANITARIA LA VERA CAUSA DI QUESTO SIGNIFICATIVO DECREMENTO E NON UNA MAGGIOR SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO.
È SEMPRE L’ATTIVITÀ MANIFATTURIERA IL SETTORE PIÙ COLPITO DAGLI INFORTUNI (47.997).
SUL PODIO DELL’INSICUREZZA IN ZONA ROSSA CI SONO: UMBRIA, ABRUZZO, BASILICATA E PUGLIA. QUESTA È LA PRIMA ISTANTANEA DELLA MAPPATURA DELL’EMERGENZA DELL’OSSERVATORIO VEGA ENGINEERING CHE AIUTA A CAPIRE DOVE I LAVORATORI HANNO RISCHIATO MAGGIORMENTE LA PROPRIA VITA DA GENNAIO AD AGOSTO 2023.
IL RISCHIO DI MORTE, REGIONE PER REGIONE, DA GENNAIO AD AGOSTO 2023. DALLA ZONA ROSSA ALLA ZONA BIANCA.
In zona rossa nei primi otto mesi del 2023 con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 21,6 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Umbria, Abruzzo, Basilicata e Puglia. In zona arancione: Campania, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Sicilia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Marche e Liguria. In zona gialla: Veneto, Sardegna, Lombardia, Valle D’Aosta, Emilia Romagna e Lazio. In zona bianca: Toscana e Molise.
(In allegato e sul sito https://www.vegaengineering.com/osservatorio/ sono disponibili i grafici e i dati).
“Mancano pochi mesi alla fine del 2023 e i numeri, così come le incidenze della mortalità sul lavoro, narrano ancora uno dei capitoli più tristi della storia contemporanea. Da anni non si riesce ad invertire significativamente la rotta. La cultura della sicurezza, purtroppo, non rientra nelle priorità di moltissime realtà imprenditoriali. Perché altrimenti non si spiegherebbe l’andamento infortunistico nel nostro Paese. E la testimonianza di questa emergenza viene confermata dall’incremento, seppur minimo, del numero delle vittime rilevate in occasione di lavoro con un +0,8% rispetto allo scorso anno. Questo indica la stabilità del fenomeno e non, purtroppo, un’inversione di tendenza”. È questa la prima riflessione di Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, rispetto all’ultima indagine realizzata dal proprio team di esperti.
Un’analisi dettagliata del panorama nazionale che va oltre i numeri ed estrapola i veri valori del rischio ovvero quelli relativi all’incidenza di mortalità; quelli che, ad esempio, mettono a fuoco la gravità della situazione vissuta dai giovanissimi lavoratori. Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, infatti, il rischio di morire sul lavoro è praticamente doppio rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (20,9 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 11,8).
Ma il dato dei più anziani è ancora peggiore rispetto a quello dei giovanissimi: infatti l’incidenza più elevata si registra nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (78,6), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (37).
Un dramma nel dramma che riguarda anche gli stranieri deceduti in occasione di lavoro, sono 97 su 500 (1 su 5). Perché il rischio di morte sul lavoro si dimostra essere sempre superiore rispetto agli italiani: gli stranieri, infatti, registrano 40,9 morti ogni milione di occupati, contro i 19,4 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.
I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO E DEGLI INFORTUNI IN ITALIA DA GENNAIO AD AGOSTO 2023
MORTI. Sono 657 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 500 in occasione di lavoro (+0,8% rispetto a agosto 2022) e 157 in itinere (-13,3% rispetto ad agosto 2022). Ancora alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (85). Seguono: Veneto (45), Piemonte (42), Lazio e Campania (41), Puglia (38), Emilia Romagna (36), Sicilia (32), Toscana (23), Abruzzo (17), Marche (15), Umbria e Liguria (14), Calabria e Friuli Venezia Giulia (13), Trentino Alto Adige (12), Sardegna (11), Basilicata (6) e Valle d’Aosta e Molise (1). (Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia).
Nei primi otto mesi del 2023 è sempre il settore delle Costruzioni a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 72. Ed è seguito dal settore dei Trasporti e Magazzinaggio (69), dalle Attività Manifatturiere (56) e dal Commercio (37).
La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (178 su un totale di 500).
Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio ad agosto 2023 sono 30, mentre 18 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.
Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 97, mentre sono 29 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere.
Il lunedì è il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi otto mesi dell’anno (19,6%).
INFORTUNI. Le denunce di infortunio sono in diminuzione del 21% rispetto a fine agosto 2022. Erano, infatti, 484.561 a fine agosto 2022. Nel 2023 sono scese a 383.242. E il decremento risulta essere sempre maggiormente rilevante, come del resto nei mesi precedenti, nel settore della Sanità; lo scorso anno a fine agosto le denunce erano 65.913, mentre a fine agosto 2023 sono diventate 18.864 (-71,4%). Altra conferma, questa, della “quasi” totale “estinzione” degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche.
Anche dopo i primi otto mesi del 2023, il più elevato numero di denunce arriva dalle Attività Manifatturiere (47.997). Seguono: Costruzioni (21.413), Trasporto e Magazzinaggio (20.771), Commercio (19.909) e Sanità (18.864).
Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane da gennaio ad agosto 2023 sono state 133.898, quelle dei colleghi uomini 249.344.
Sempre allarmante il dato relativo alle denunce degli infortuni dei giovanissimi. Fino ai 14 anni si rilevano 30.868 denunce (circa l’8,1% del totale).
LA ZONIZZAZIONE A COLORI È LA NUOVA RAPPRESENTAZIONE GRAFICA ELABORATA DALL’OSSERVATORIO SICUREZZA SUL LAVORO E AMBIENTE VEGA ENGINEERING DI MESTRE PER FOTOGRAFARE IL LIVELLO DI SICUREZZA DEI LAVORATORI.
L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.
La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio Vega dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo la seguente scala di colori:
Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale
Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale
Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale
Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale