Potrà sembrare un dettaglio secondario, ma non lo è. Nelle case popolari lo stato delle cantine dice molto sulla salute generale. In primis, perché sono una parte invisibile. Se vengono ben tenute e curate, si manda un segnale importante. Come immagino avrete intuito e come le foto confermano, le cose in viale Omero non stanno precisamente così.
Ci racconta la vicenda il Consigliere di Municipio Franco Vassallo, che ha fatto con noi un sopralluogo su indicazione dei cittadini:
“Alcune premesse importanti. Il disagio abitativo a Milano esiste ed è grave. Chi ha bisogno di un luogo per ripararsi è spesso una vittima. Qui non intendiamo fare i feroci con i deboli. Detto questo, pensare che sia sicuro lasciar vivere delle persone in una cantina per un malinteso senso di pietà è un errore enorme. Come si vede, la situazione è precaria sotto il profilo igenico e sanitario, oltre ad esserlo sul fronte dell’antincendio.
Ci sono poi aspetti più sinistri e meno visibili. La cantina usata come discarica è di una signora, regolare assegnataria di casa. Come è possibile che MM gliela abbia consegnata così? Cosa si nasconde sotto quella catasta? Non siamo ingenui, potrebbe esserci di tutto. L’unica cosa che manca è una corretta gestione della cosa pubblica. E spiace notare che, ancora una volta, stiamo incoraggiando le guerre tra poveri.
L’assegnataria, quelli che vivono in una cantina e tutti gli altri condomini sono rinchiusi in un circolo di legittime aspettative, rivendicazioni frustrate e premi alla furbizia che si perpetua indefinitamente. È una situazione socialmente esplosiva che dobbiamo disinnescare subito. Ed il primo passo è ristabilire la legalità.
Non come questione sterile di principio, ma come regola pratica di vivere civile. Chi salta la fila, chi occupa, chi non paga non va trattato come gli onesti. Sgomberare le cantine è il minimo. Chiunque ci sia dentro. Speriamo che il Comune, visto che l’unica cosa in cui è un pelo meno inefficiente sono gli sgomberi, provveda al più presto. E non finisca, come l’ossessione per le periferie di Sala, tutto a tarallucci e vino.”