Perché festeggiare l’8 marzo? Sappiamo i perché storici, cioè la ricorrenza di un fatto tragico che è stata associata a un concetto importante. In questo caso le donne e il loro ruolo nella società. Una sorta di Pride femminile per i lettori di questi tempi. Tutti gli anni ormai la festa si celebra da decenni, assumendo una dimensione sempre diversa, ma con alcune ripetitività ineludibili. Le donne vengono uccise di più, maltrattate di più, subiscono più le conseguenze dalla vita lavorativa. Insomma: in buona parte sono ancora vittima della stessa società a cui forniscono un così fondamentale contributo. Nonostante la crescente capacità di invenzione e sviluppo sociale, economico e chi più ne ha più ne metta, ancora non si riescono a superare certi confini e steccati che rendono le donne sempre meno protette. La maggior parte dei loro aguzzini tra l’altro sono proprio gli uomini con cui vivono tutti i giorni. Le mura domestiche spesso sono proprio il luogo meno sicuro, il bosco che in un attimo diventa un’oscura foresta. Ma non si possono davvero mettere telecamere ovunque, in ogni singola stanza di ogni singola casa. Dobbiamo combattere il principio culturale che dà origine a gran parte di queste violenze. La figura della donna deve smettere di essere una menzogna artefatta per sostenere un modello in cui ci sono sottoposti e padroni. Così come suonano ridicole certe raffigurazioni di Cristo come biondo e bianco pallido, quando tutti concordano che era palestinese, terra dove i biondi al massimo ci andavano a razziare ai tempi dei barbari. Allo stesso modo sulla questione della donna dovremmo forse convincerci una volta per tutte a non doverla schematizzare e rinchiudere in determinati cancelli. Altrimenti non risolveremo mai il problema che ci ricorda l’8 marzo: ma allora perché festeggiare l’8 marzo?