Nei giorni scorsi è esplosa sui giornali una situazione che da lungo tempo sobbolliva. È la storia, eroica e disperata, di un gruppo di persone appassionate, amanti del proprio lavoro che si sono viste costruire attorno un mondo in cui era, per loro, impossibile operare:
Paola Golzi ref. storica del progetto
Mirko Benaglio ref. inclusione
Giulia Olivo e Giovanni D’Alessio docenti esperti di sostegno e metodo Teacch Autism Program.
Roberta Cipolli Insegnante di Religione.
Questa è la loro storia.
Di cosa si occupava il progetto “Differente, non da meno”?
Il progetto di rete “Differente, non da meno”, nasce nel 2017 dall’esigenza di diffondere le buone prassi, riconosciute da famiglie e specialisti, che si sono create e consolidate nel corso degli anni.
Le finalità previste dal progetto sono le seguenti: diffusione di buone prassi all’interno della scuola dell’obbligo che permetta di migliorare l’inclusione di studenti autistici maggior presenza sul territorio di scuole in grado di accogliere con modalità adeguate studenti autistici diffusione di tecniche cognitivo comportamentali e conoscenze di pedagogia e didattica speciale spendibili con gli studenti autistici, con altre disabilità, per coloro che presentano neurodiversità o sono normotipici; diffusione del paradigma della “Qualità di Vita” nelle scuole, nella convinzione che possa migliorare i percorsi di inclusione, ma anche la vita di tutti quelli che lavorano nell’ambito scuola; miglior possibilità di interagire con il territorio, includendo e abilitando studenti con A.S.D., in
un’ottica di ” scuola aperta”;
È l’evoluzione del progetto sperimentale, iniziato nel 1999 nella scuola primaria di via Ravenna e generalizzato nella scuola secondaria di 1° grado A. Toscanini. È un progetto interistituzionale, ne facevano parte il C.T.R. Piccoli Via Vallarsa, con l’équipe Dott. E. Micheli, l’Associazione A.N.G.S.A Lombardia, il Provveditorato agli studi d Milano. Nel tempo il progetto ha visto il riconoscimento del Comune di Milano, del Centro per la cura e lo studio dell’autismo dell’ ospedale Santi Paolo e Carlo di via Ovada . Nel corso degli anni si è costituita un’associazione di genitori “Insieme per l’autismo” che sostenevano le attività di carattere laboratoriale con l’acquisto di attrezzature che non si consideravano specialistiche i( es. il tappeto elastico, i tablet quando non era ancora iniziata la fase della digitalizzazione, la stampante a colori per la stampa dei simboli P.C.S. utilizzati nella Comunicazione Aumentativa Alternativa) e gli educatori che, successivamente ad un tirocinio presso il centro di via Ovada, consolidando l’esperienza presso di noi, hanno dato vita alla coop Fabula onlus, che, oltre a lavorare nelle scuole offre servizi di sollievo alle famiglie durante i pomeriggi o nei fine settimana o organizzando attività sportive e di tempo libero per i bambini e i ragazzi adolescenti. Non abbiamo mai ricevuto fondi privati o fondi pubblici straordinari per sopravvivere, utilizziamo personale competente (insegnanti, educatori, specialisti…) e servizi di cui può godere l’allievo ottimizzando le risorse presenti sul territorio in modo sinergico. È una realtà che è rimasta in vita in tutti questi anni e non conosciamo esperienze analoghe per longevità e numero di studenti autistici che hanno scelto di frequentare la scuola (sono più di settanta), tutela del diritto allo studio fino a 6-8 ore al giorno.
La neuroatipicità, nei prossimi anni che accoglienza troverà nella scuola Milanese?
Non siamo in grado di rispondere, non abbiamo la completezza dei dati. Riteniamo, nella nostra esperienza professionale, che sia un destino diffuso nella scuola italiana in quanto è necessario avere personale docente formato e competente per affrontare condizioni complesse. Spesso ci troviamo di fronte a personale di sostegno precario in due sensi: il primo perchè, se e quando va bene, cambia di anno in anno, ma spesso uno studente disabile vede passare più di un docente di sostegno; il secondo per la mancanza di formazione anche di base necessaria per sostenere l’ apprendimento di uno studente disabile. Inoltre, i docenti curricolari, che offrono più garanzie di continuità, non hanno l’obbligo di formarsi per gestire e sostenere classi con studenti con disabilità complesse o che presentano neuro-divergenze.
Davvero è un destino obbligato perdere progetti cosi importanti?
Non sarebbe un destino obbligato se chi si occupa della gestione dei problemi dei cittadini lo facesse con uno sguardo più attento e consapevole delle conseguenze che comportano alcune scelte politiche e avesse cura di interpellare e coinvolgere gli addetti ai lavori.
Come si fa a passare dai plausi unanimi a PizzAut a situazioni come questa?
Ci sono realtà come la nostra che dovrebbero avere la stessa attenzione e risonanza. Di più non sappiamo.
Cosa chiedete alle Istituzioni?
Di salvaguardare i bisogni di studenti fragilissimi, spesso a carico solo delle loro famiglie. Fino ad ora a questi studenti è stata garantita la permanenza a scuola per il tempo di frequenza dei loro compagni neurotipici, escludendo il tempo dedicato alla frequenza dei trattamenti specialistici. Che venga garantita loro la continuità del personale docente o educatore che intende proseguire ill lavoro con questi alunni. Che venga garantita in qualche modo, per gli studenti autistici ora presenti nella scuola di via Ravenna, la prosecuzione alla scuola secondaria di 1° A. Toscanini, dove il progetto è presente. I Team-docenti presenti nei due plessi scolastici hanno seguito gli stessi percorsi di formazione e condividono le stesse metodologie, riconosciute dalle linee guida 21 del S. S. N. Abbiamo sempre collaborato nei passaggi di scuola degli alunni con progetti ponte individualizzati e personalizzati. Le famiglie hanno scelto di attraversare la città, di cambiare scuola, addirittura residenza per poter offrire ai loro figli un percorso scolastico adeguato ai loro bisogni speciali nei due differenti gradi di scuola, evitando la preoccupazione per qualche anno di dovere individuare una scuola idonea e spesso difficile da trovare. Dal prossimo anno le due scuole faranno parte di Istituti differenti e questa garanzia sarà difficile da offrire. Ogni passaggio del percorso degli studenti tra lede scuole , dovrà essere vagliato e approvato da due enti scolastici differenti, che dovranno affrontare principalmente le situazione nelle realtà interne prima di poter accogliere altri studenti autistici.
I privati possono fare qualcosa?
Per risolvere o affrontare al meglio questa situazione, a costo zero per le famiglie, garantendo alti standard di qualità dell’inclusione, non sappiamo. Da qui è nata la petizione, per sensibilizzare il territorio anche su altre importanti figure di sistema e progettualità legate alla lotta alla dispersione scolastica e grave emarginazione sociale che rischiano di essere perdute: Reggiochildren approach, progetto orto, progetto biblioteca, patti di collaborazione ecc.