I carabinieri del Ros hanno arrestato un trentenne italiano, indagato per “istigazione a delinquere aggravata dall’uso del mezzo telematico”. Il giovane è accusato di aver diffuso sui social la propaganda dello Stato Islamico. Aderendo pienamente all’ideologia estremista di matrice salafita, a quanto risulta dalle indagini, si è impegnato nel diffondere il credo delll’autoproclamato Stato Islamico, esaltandone le gesta in chiave apologetica e istigando i propri interlocutori a unirsi alla jihad globale contro i miscredenti.
Si è avvalso della rete internet, strumento più efficace per colpire le fasce di popolazione mondiale maggiormente influenzabili, utilizzando i social media (tra gli altri, Facebook e la piattaforma “Sound Cloud”) per condividere immagini e documenti audio/video di esaltazione delle azioni violente del “Daesh”. I fatti contestati, commessi aMilano dal novembre 2015 e tutt’ora in atto, sono aggravati dalle finalità di terrorismo internazionale e dall’utilizzo dello strumento informatico e telematico. La pericolosità dell’indagato è stata avvalorata dal circuito relazionale – sia nazionale, sia internazionale – particolarmente qualificato, composto da una rete di persone dedite alla sistematica propaganda a favore dello Stato Islamico e dell’esaltazione del Jihad mediante la condivisione di post e commenti sui Social.
In un’intercettazione del 27 marzo, avrebbe commentato che l’emergenza Covid “è una cosa di Allah, una cosa positiva” perché “la gente sta impazzendo” e per i non musulmani “tutto l”haram’ adesso è difficile farlo”, ossia sono stati tolti loro i vizi. Emerge dall’inchiesta dei pm Alberto Nobili, Piero Basilone e Leonardo Lesti, che ha portato all’ ordinanza firmata dal gip di Milano Guido Salvini.