Nel rimpasto si dimenticano l’area Expo. In questi giorni si è consumata la crisi politica della giunta regionale. Lo scopo principale era rimuovere Giulio Gallera, scomodo assessore al Welfare, e dunque riorganizzare tutta la squadra amministrativa. “In tre giorni cambiata la giunta, governo immobile” ha commentato il leghista Calderoli, ma in realtà la crisi è iniziata a giugno, dunque non tre giorni, ma almeno sei mesi di tira e molla. Alla fine la Lega è riuscita a liberarsi di Gallera, ma nella foga di ridistribuire a tutti una poltrona o poltroncina, è sparita la delega allo sviluppo dell’area Expo. Parliamo di un milione di metri quadrati ad alta tecnologia che hanno segnato la storia recente di Milano e che potevano determinarne il prossimo futuro: da sempre si parla della creazione di un polo tecnologico scientifico con un mix di università, centri di ricerca e aziende. Un modo per avere anche in Italia una filiera al pari di quelle mondiali e in grado di proseguire in meglio la storia iniziata con Expo 2015. Invece nel rimpasto si dimenticano l’area Expo, ma pure le deleghe ai sottosegretari. Sono quattro infatti a entrare nell’Amministrazione regionale, ma nessuno di loro ha una delega. Antonio Rossi, Fabrizio Turba, Alan Rizzi e Marco Alparone sono di fatto caselle vuote, perché senza un campo d’azione specifico non si capisce a cosa possa servire un sottosegretario. Forse solo a tenere in equilibrio le scelte delle compensazioni tra componenti della maggioranza. Forse come riserve o come assessori di fatto al posto di quelli ufficiali? In ogni caso i dubbi sulle scelte di Salvini e Fontana restano, perché nonostante gli entusiasmi di alcuni corifei Moratti non è proprio il volto nuovo della politica. E la prospettiva di candidarla tra due anni a presidente (a 73 anni) lascia ancora più dubbi persino tra gli alleati di centrodestra.