Sentenza Ubi: Massiah più lontano da Monte dei Paschi. Perché in questi giorni è stata pubblicata da giurisprudenzapenale.com la sentenza del processo Ubi, l’ultimo (forse) capitolo della battaglia intorno alla banca incorporata da Intesa San Paolo. Nomi cognomi e soprattutto fatti, riportati nero su bianco dai giudici in 267 pagine. Moltissime le assoluzioni, ma come ha titolato l’Eco di Bergamo i tentativi illeciti sui voti per controllare l’assemblea di Ubi del 2013 ci furono eccome. E anche sul tutti assolti ci sarebbe da sottolineare che in alcuni casi si tratta di prescrizione, non di assoluzione nel merito. Rispettabilissima, ma qui casca il proverbiale asino: Massiah, all’epoca amministratore delegato di Ubi, è stato prescritto proprio per le interferenze sull’assemblea del 2013. E nello stesso tempo oggi è in lista per un posto dirigenziale in Monte dei Paschi. Ma secondo i canoni della Bce che definiscono le caratteristiche degli amministratori di grandi gruppi bancari, non basta uscire senza condanne da un processo. Bisogna essere assolti nel merito: “Il requisito dell’onorabilità si ritiene rispettato ove siano assenti elementi che suggeriscano il contrario e dubbi fondati sull’onorabilità del soggetto stesso. Il principio di proporzionalità è inapplicabile al requisito di onorabilità poiché un candidato non può che essere o meno in possesso di tale requisito. I procedimenti penali e amministrativi in corso o conclusi al momento della trasmissione o notifica dell’istanza oppure al momento del loro avvio rilevano ai fini della onorabilità sia nel caso di procedimenti sfavorevoli, sia nel caso di procedimenti favorevoli. In particolare potranno rilevare anche circostanze alla base del procedimento favorevole quali ad esempio i casi in cui la decisione favorevole sia basata su elementi procedurali (quale ad esempio l’intervenuta prescrizione)“. Dunque il perdente della battaglia di Ubi dovrà sottoporsi alla valutazione da parte della Bce alla luce delle motivazioni della sentenza sul processo Ubi. Questo perché la sentenza mette in luce condotte che per quanto prescritte erano, sempre stando alla sentenza, in danno dell’ente. Senza contare che in base a quanto scritto dai giudici Ubi non sembrava esattamente una casa di vetro, anzi: uno dei problemi principali emersi durante il processo è stata la mancanza di trasparenza sulla gestione oltre che gli accertati tentativi illeciti di intervenire sul voto dell’assemblea che era l’organo centrale dell’istituto creditizio. Per quanto dunque potrebbe piacergli, con la sentenza Ubi Massiah è più lontano da Monte dei Paschi. Dovrà rimanere un disoccupato di lusso come lo ha definito Forbes.