Hanno scelto la piazza davanti al Palazzo della Regione come palcoscenico per protestare contro “la gestione sbagliata dell’emergenza sanitaria” che da una parte ha portato a contare “un elevato numero di vittime , e dall’altra nessuna prospettiva per il futuro della cultura e dello spettacolo” da sempre ritenuto uno “dei settori di punta” del “territorio” lombardo. E così, con striscioni e cartelloni, attori e attrici, musicisti, registi, scenografi, attrezzisti, elettricisti, tecnici di scena e del suono – un centinaio di persone – oggi pomeriggio si sono ritrovati in un ennesimo presidio a Milano (ma anche a Roma e Torino).
La loro richiesta è “una riforma radicale dell’intero settore” in crisi da tempo. Crisi diventata insostenibile per la prima e la seconda ondata dell’epidemia di Coronavirus e la recente nuova chiusura dei teatri. “Siamo in stato di agitazione permanete dal 30 maggio scorso – spiega l’attrice teatrale Antonella Morassutti, che parla a nome del coordinamento spettacolo Lombardia – ma da allora nulla è cambiato” . Oltre alla richiesta di essere ricevuti dall’assessore alla Cultura Bruno Galli, che per “tre volte ci ha dato appuntamento – prosegue l’attrice – senza poi riceverci”, più in generale le rivendicazioni di questi “lavoratori precari”, come si definiscono molti di loro, sono dirette a tutti a partire dal premier Giuseppe Conte e dal ministro Dario Franceschini.
“Quello che noi chiediamo in questo momento, accanto a una riforma radicale dell’intero settore, anche sotto il profilo contrattuale e contributivo, – prosegue Antonella Morassutti -, è il reddito di continuità per tutto il 2021, come è stato istituito in Francia e in Germania, e poi maggiori tutele e sicurezza sul lavoro e una ripartenza degli spettacoli in presenza, con protocolli sanitari nazionali” anti Covid.
“La cosa importante – ribadisce Morassutti – è che ci venga riconosciuto un reddito proprio perché molti di noi, a causa del caos contrattuale del nostro comparto, non sono riusciti a prendere nemmeno il bonus stanziato dallo stato”. Una sarta di scena, invece, ha tenuto a precisare che l’assessore Galli “non ha salvato la programmazione in Lombardia, perché andranno in streaming solo pochi e piccoli spettacoli”. A chiedere una riforma sono anche i giovanissimi. “Le nostre compagnie – racconta Andrea, 29 anni, attore e doppiatore – fanno fatica a trovare un sostegno e noi ad emergere. Non ti danno l’opportunità di entrare in un circuito lavorativo in quanto i finanziamenti sono bloccati. I soldi pubblici vengono erogati ai teatri statali e nazionali” che per questo a giugno sono riusciti a riaprire. “Tutte le altre realtà italiane, che sono il 70 per cento, – dice l’attrice Rita Pelusio – non stanno a galla e le compagnie indipendenti e giovani hanno bisogno, per vivere e sopravvivere, della riapertura dei teatri gestiti dalle amministrazioni comunali e regionali, di finanziamenti e di sgravi fiscali”.