I motivi dell’ultimo sciopero dei medici ospedalieri .
I medici dell’Ospedale San Giuseppe hanno infatti scioperato lunedì 7 novembre. I motivi per cui è stato dichiarato lo stato di agitazione e successivamente lo sciopero derivano da:
– Totale ed immotivata mancata applicazione del Contratto Collettivo degli Ospedali Classificati disciplinato dal CCNL ARIS ANMIRS e applicazione del contratto delle case di cura private con gravi penalizzazioni economiche e normative.
– Disdetta del Contratto Integrativo Aziendale in vigore dal 2010
– Applicazione di contratti “misti” nei quali l’attività istituzionale viene in parte pagata con contratti a 30 ore da dipendente e in parte con retribuzione libero-professionale (es 30 ore da dipendente + 8 ore da libero-professionista) . Ovvia la penalizzazione contributiva INPS e TFR.
– Arbitraria ed illegittima gestione dell’acconto sul rinnovo della parte economica del contratto collettivo (e ciò con particolare riferimento alla unilaterale illecita ed ingiustificabile revoca dell’acconto resa nota in data 01.12.2021) con richiesta ai dimissionari di restituzione degli acconti erogati (!!!)
– Eccessivo accumulo di ore eccedenti il normale orario di lavoro non riconosciute dalla
Amministrazione (nonostante i sacrifici fatti nei due anni di pandemia)
– Totale assenza di dialogo su diverse criticità organizzative e gestionali locali.
Diamo di seguito una breve spiegazione dei punti in sommario :
Si evidenzia che, dopo diversi mesi di trattative con la scrivente O.S. (che è di gran lunga il Sindacato più rappresentativo della categoria dei Medici all’interno degli Ospedali di proprietà di Multimedica) senza un valido motivo, unilateralmente, la parte datoriale ha interrotto le trattative ed ha sottoscritto un accordo con altra sigla sindacale (alla quale sono iscritti pochissimi Medici) concordando con quest’ultima l’applicazione del contratto collettivo delle case di cura private . A seguito di questo passaggio, i medici si sono visti stipendi sostanzialmente immutati ( e paragonabili agli stipendi dei medici ospedalieri del 2001) con la prospettiva di una loro riduzione a partire dal 1.1 2023. Verrà infatti “tagliata “ del 75% l’indennità di esclusività di rapporto e questo fa sorgere il legittimo dubbio che questo “taglio” non sia stato elemento secondario nella scelta del contratto collettivo da adottare.
I medici dipendenti di Multimedica, negli anni, hanno accumulato un enorme numero di ore eccedenti il normale orario di lavoro. Tali ore si sarebbero dovute recuperare nei mesi immediatamente successivi a quelli in cui erano state effettuate le prestazioni eccedenti. Invece, la fisiologica carenza di organico (che di mese in mese aumenta a causa delle continue “fughe” dei medici dagli Ospedali di Multimedica) ha determinato una sempre maggiore richiesta di prestazioni con impossibilità materiale di recuperare le ore eccedenti e senza comunque che queste venissero retribuite.
I medici hanno anche smesso di chiedere di recuperare le ore, con la speranza che prima o poi sarebbe stato assunto un numero sufficiente di medici per permettere questo. Non dimentichiamoci inoltre lo sforzo chiesto al personale medico negli anni della pandemia COVID , anni nei quali non solo non era possibile recuperare ore eccedenti ma che anche era impossibile solo ipotizzarlo visto il super lavoro necessario. E i medici si sono sacrificati impegnando tutte le loro energie per prestare cure e soccorso ai pazienti in questa catastrofe mondiale.
Ci si è quindi trovati, in concomitanza con l’adozione del nuovo contratto collettivo, in alcuni casi con Medici che avevano accumulato anche migliaia di ore eccedenti.
Ebbene, Multimedica come ha ben pensato di risolvere il problema? Facilissimo, ha semplicemente cancellato, azzerandole, le ore eccedenti che risultavano in carico a ciascuno, in modo tale che i singoli medici, da un giorno all’altro, hanno trovato il “contatore” delle ore a recupero totalmente azzerato, ovviamente, senza aver ricevuto un solo euro e senza aver recuperato una sola ora. In pratica Multimedica si è “auto regalata” migliaia e migliaia di ore di lavoro eccedente, effettuate per lei dai medici, in sostanza in maniera assolutamente gratuita, così trasformando i diritti e le legittime aspettative dei medici in “opere pie” di forzata attività di volontariato gratuito!!! La cosa è talmente grave ed inaccettabile che si commenta da sola.
In Multimedica trova applicazione una sorta di “contratto misto”. Si tratta del cosiddetto “modello Multimedica” che prevede un (finto) contratto di assunzione a Part-time per 30 ore affiancato da un contratto libero – professionale che aggiunge dalle 8 alle 14 ore rispetto alle 30 ore di cui sopra. Nella realtà dei fatti, il medico, terminato il “normale” orario di lavoro da dipendente, invece che passare all’attività libero professionale di cui al contratto a partita iva (che dovrebbe essere ben distinta dall’altra) senza nemmeno “stimbrare” prosegue invece, senza soluzione di continuità, a lavorare per
altre ore (che ovviamente vengono “imputate” al – finto – al contratto libero professionale) svolgendo
però, in concreto, le stesse identiche mansioni delle ore precedenti, senza fare nemmeno una pausa (se non altro per “salvare le apparenze”). Alla fine della giornata lavorativa “mista”, all’uscita dall’ospedale, i medici utilizzano il badge per segnalare il termine dell’attività della giornata. In estrema sintesi, dalla ricostruzione sopra effettuata non c’è alcuna differenza tra l’orario di servizio reso come lavoratore dipendente e l’orario invece effettuato in libera professione.
E ’chiaro invece che la libera professione, come istituto ben distinto dal lavoro dipendente, dovrebbe prevedere invece una netta separazione tra le attività cosiddette “istituzionali” (che sono svolte dai dipendenti) e quelle invece cosiddette “libero – professionali”. In ogni caso questo tipo di “modello- misto” provoca gravi penalizzazioni ai medici sugli istituti previdenziali ed assicurativi (INPS ed INAIL) con versamenti di gran lunga inferiori a quanto spetterebbero ai medici, nonché sul TFR e sulla 13ma.
Sul punto si evidenzia che Multimedica, qualche mese fa, quando per l’ennesima volta è stato evidenziato il grande disagio dei Medici per questo sistema “misto”, aveva dato una apparente “apertura” a trasformare il contratto da part-time a full-time a tutti coloro i quali ne avessero fatto richiesta. A tal fine aveva incaricato la scrivente O.S. di raccogliere le adesioni. Per converso però, una volta fornito a Multimedica l’elenco dei Medici che chiedevano il passaggio alle 38 ore, in realtà, nessuna richiesta è stata presa in considerazione. E anche singoli medici che hanno avanzato la richiesta nei mesi successivi hanno ricevuto analogo rifiuto.
Sempre sotto il profilo “contrattuale”, si ricorda che due Ospedali di Multimedica (ovvero il San Giuseppe e l’IIRCS di Sesto San Giovanni) sono rispettivamente un Ospedale Classificato ed un IRRCS e che quindi soggiacciono all’obbligo di legge di reclutare il proprio personale dipendente a seguito di procedure ad evidenza pubblica (ossia i concorsi pubblici), obbligo totalmente disatteso. Il medesimo procedimento selettivo ad evidenza pubblica, andrebbe (a maggior ragione) fatto per i vari posti di Responsabili di struttura . Ebbene, invece, i Dirigenti di Unità Operativa non vengono scelti
mediante procedura ad evidenza pubblica (come è imposto per gli Ospedali in cui il personale ha
diritto alla equiparazione – ai colleghi dipendenti degli Ospedali Pubblici- dei titoli e dei servizi) ma vengono reclutati“ a chiamata diretta” ed in alcuni casi non vengono nemmeno assunti come dipendenti ma con contratti libero- professionali (e ciò in aperta violazione della normativa vigente che impone agli Ospedali “equiparati” che, quanto meno i primari, debbano obbligatoriamente essere dei dipendenti e non dei liberi professionisti). Al netto del fatto che questo “modus operandi” potrebbe ingenerare il sospetto che tali reclutamenti“ precari” possano essere finalizzati a rendere più “elastico” l’interessato verso l’Amministrazione a tutto detrimento del ruolo di controllore della effettiva funzionalità e regolarità del reparto che dovrebbe assumere, resta comunque il fatto che questo stato
di cose non è conforme alla normativa vigente.
Del tutto incredibile pare poi la richiesta di restituzione degli acconti erogati tra il 2020 e il 2021 ai medici dimissionari . Ovvero ai medici dimissionari viene chiesta la restituzione di cifre fino a 18.000 euro . In molti casi che ci sono stati segnalati viene addirittura effettuata trattenuta in busta paga durante il periodo di preavviso !! Si segnalano buste paga con importo di ZERO euro !!!!
Peraltro, i Medici dipendenti del menzionato Ospedale, in virtù dell’applicazione del contratto delle case di cura private , si vedono illegittimamente privati di alcuni diritti fondamentali e delle somme
di denaro a loro spettanti, così come si evince facendo un raffronto con il trattamento economico- normativo applicato ai loro colleghi del Settore Pubblico che svolgono identica attività per il SSN, il tutto in un momento storico in cui, a causa della pandemia, hanno profuso enormi sforzi personali e professionali, mettendo a repentaglio anche la loro stessa vita. La cosa è talmente grave che si commenta da sola.
Tutto ciò è assolutamente inaccettabile per il nostro Sindacato e più in generale per tutti i Medici dipendenti del predetto Ospedale.
Abbiamo inviato segnalazione di queste irregolarità agli organi competenti (Ispettorato territoriale del lavoro, INPS, INAIL, Direzione generale Welfare Regione Lombardia) dai quali sollecitiamo una risposta nei rispettivi ambiti di competenza.
Abbiamo chiesto di essere ricevuti dalla Direzione Generale del Welfare e attendiamo anche da questa sede istituzionale una risposta.
Una delegazione di Medici si incontrerà alle ore 10 nei pressi della sede della Regione Lombardia per manifestare le proprie ragioni e per sensibilizzare gli organi istituzionali regionali.
Il Vice Segretario Nazionale
Pietro Tarantola