La Parrocchia di San Giuseppe apra il cuore ai fedeli feriti

La Parrocchia di San Giuseppe apra il cuore ai fedeli feriti. In questi giorni infatti sta salendo la polemica sui social per il rifiuto del don di lasciar ricordare il padre defunto a un figlio. L’uomo voleva solo parlare come ha raccontato lui stesso sui social (per ora omettiamo il nome, ma è visibile su un grosso gruppo di zona: “Non ho parole nel giudicare don Gabriele il quale mi ha negato categoricamente di voler dire col cuore delle parole in riferimento alla vita trascorsa con mio papà, oggi defunto, mi ha chiesto di dirgli cosa volevo dire che lo avrebbe citato lui, al che ho ribadito il fatto che lo volevo dire io in qualità di figlio del defunto, gli ho detto che se lo diceva lui non era la stessa cosa, ridendo mi ha detto che era così, sono rimasto allibito e gli ho detto infastidito per questa dittatura gratuita di non dire nulla. Negare ad un fedele nella casa del signore la volontà di recitare due parole col cuore per nel momento di dolore per la perdita di un padre, dovrebbe lasciare la professione di fede”. Al di là delle parole intrise di sofferenza del figlio in questione pensiamo che sia il caso che La Parrocchia di San Giuseppe apra il cuore ai fedeli feriti. I parroci hanno avuto molto da lavorare come i becchini negli ultimi 18 mesi, ma dovrebbero ricordare che la loro è una missione e che la Chiesa è dei fedeli. Senza di loro è solo una ricca immobiliare. Se si riportassero al centro i fedeli forse i religiosi vedrebbero anche più persone la domenica in chiesa. Ma se nel momento della sofferenza si sottovaluta l’importanza anche solo di qualche parola, si perde il contatto con il “gregge”. Perché persino le pecore ogni tanto tirano su la testa e pretendono di essere ascoltate ed accudite. Allora il pastore che ha scelto di essere pastore dovrebbe avere la saggezza di ascoltarle ed accudirle, altrimenti potrebbero decidere di cambiare pascolo. Magari non Dio, ma sicuramente il suo delegato più a portata di voce. Proprio che sono chiamati a un ruolo sociale importante, sempre di più in questa situazione sociale ed economica. Giusto un esempio: già oggi nei bar c’è una popolazione fissa di gente che spende i suoi pochi soldi nelle scommesse di Stato, quando si sbloccheranno i licenziamenti sarà pure peggio. E i buoni pastori potrebbero limitare il numero di pecorelle smarrite, magari anche solo sapendo ascoltare e lasciando parlare chi glielo chiede.