In Lombardia si sceglie di non valorizzare gli infermieri. Siamo in un momento di grandi trasformazioni e opportunità per il servizio sanitario italiano. La crisi degli ultimi anni ha infatti portato a un ambizioso progetto per rilanciare e migliorare la rete pubblica dedicata alla cura delle persone: c’è chi parla di rifondazione della sanità territoriale e usa comprensibilmente termini entusiastici per descrivere questo momento, perché il PNRR ha stanziato e stimolato risorse impensabili per la sanità italiana, che da anni conosceva solo tagli su tagli.
La sanità non è però costituita solo da investimenti economici, altrimenti basterebbe spendere senza pensare per migliorare il sistema sanitario nazionale: PER CURARE LE PERSONE CI VOGLIONO LE PERSONE. Come abbiamo visto dal 2020 in poi, migliaia di vite sono state salvate non perché gli ospedali fossero davvero preparati e con i magazzini pieni di dispositivi adatti a fronteggiare una pandemia, ma perché chi lavorava nelle strutture sanitarie è andato oltre i propri doveri contrattuali. E, in molti casi, per questo ci ha anche rimesso la salute se non la vita. Per ringraziarli li hanno chiamati eroi e hanno promesso che le loro condizioni di lavoro sarebbero cambiate.
Poi però siamo arrivati al momento in cui gli amministratori pubblici avrebbero dovuto rispettare quelle promesse. Oggi è quel momento, ma il centrodestra lombardo ha deciso di sfruttare ancora una volta le professioni infermieristiche a fini elettorali: alcuni suoi esponenti mesi fa, ricalcando un Progetto di legge presentato dal Partito Democratico, hanno presentato un altro PDL che ufficialmente sembrava mirare alla valorizzazione dei lavoratori della sanità, istituendo le direzioni assistenziali e togliendo i vincoli di esclusività alle professioni infermieristiche. Intenzioni che, alla luce dei fatti si sono dimostrate solo bieche manovre di propaganda politica.
Ho provato nei giorni successivi, con una mozione urgente in Consiglio regionale, a chiedere che la calendarizzazione del Progetto di Legge fosse ritenuta prioritaria, ma con mille scuse la maggioranza non ha votato l’urgenza della mozione. Ho chiesto ai firmatari di sottoscrivere con me una richiesta di trattazione urgente, così come previsto dal regolamento. Ma nulla! Le mie richieste sono state ignorate e nel frattempo si è continuato a fare annunci, post sui social e convegni!
La dimostrazione finale dell’inconsistenze delle proposte è stata certificata dal comportamento tenuto oggi dal centrodestra nell’ultima riunione della Commissione Sanità, in occasione della discussione della legge di revisione ordinamentale ossia quella legge che seve a modificare norme già in vigore.
Essendo questa l’ultima occasione della legislatura per fare qualcosa di concreto per le professioni sanitarie e infermieristiche, come Movimento 5 Stelle abbiamo proposto di modificare la legge sanitaria al fine di introdurre e definire la cornice normativa per l’istituzione della figura del direttore assistenziale presso le Aziende sociosanitarie territoriali (A.S.S.T.) e gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (I.R.C.C.S.), indicandone le attribuzioni e riprendendo in gran parte proprio la proposta depositata dalla maggioranza.
Con mia grande sorpresa la proposta è stata respinta con motivazioni che rimandano a principi di competenza di normative nazionali per l’istituzione di questa specifica figura, evidentemente le stesse motivazioni che verrebbero usate in un eventuale discussione dei progetti di legge già depositati dall’ex assessore al Welfare di Forza Italia e dal Partito Democratico.
MI pare quindi evidente che le proposte fatte dal centrodestra non avevano avuto l’iter istruttorio, che ci si aspetterebbe da una forza di governo e da una proposta a prima firma dell’ex assessore al Welfare e si rafforza sempre di più il dubbio che ad una certa parte politica non interessasse davvero valorizzare i professionisti della sanità.
Devo dunque ringraziare i rappresentanti del centrodestra, perché con la loro opposizione al mio emendamento hanno tolto il velo alla loro ipocrisia politica rivelando il loro vero volto: non hanno mai avuto a cuore il destino del personale sanitario, ma solo il proprio tornaconto politico. Spero che i lombardi, la prossima volta che dovranno recarsi alle urne, si ricordino a chi si sono affidati in questi ultimi anni e alle conseguenze che ha portato accordare il proprio voto a questa politica che non li merita, né come elettori, né come professionisti.
Infine, mi tocca registrare anche il voto di astensione del Partito democratico che, se per primo si è fatto portatore di queste istanze, oggi ha perso l’occasione di schierarsi dalla parte dell’interesse dei professionisti sanitari. In previsione dell’imminente campagna elettorale mi aspetto di trovarli al mio fianco, contro le destre, nel campo di battaglia dei sanitari che certamente è un campo più largo di quello che ha saputo disegnare la politica per loro.
Gregorio Mammì, consigliere regionale M5S