Convegno della Fondazione DC. Sudisti Italiani: “Bisogna intervenire e unire l’Italia, da Nord a Sud. Il populismo ha fallito”. Il Movimento dei Sudisti Italiani, fondato da Aurelio Coppeto e Biagio Maimone, entra di diritto nella scena politica nazionale e lo fa a Saint Vincent al Convegno della Fondazione DC, indetto dall’Onorevole Gianfranco Rotondi, che, in data odierna, è stato avviato e si concluderà domenica 11 ottobre. Il tema del Convegno è: ‘Laudato si’, la politica cristiana dal bianco al verde”. Dopo cinque anni dall’enciclica di Papa Francesco, la Fondazione DC esplorerà la possibilità di un’alleanza per la terra tra cattolici e laici. Prenderanno parte al Convegno Silvio Berlusconi, Giuseppe Conte, Renato Brunetta, Lorenzo Cesa, Maria Stella Gelmini e tanti altri politici, tutti invitati da Gianfranco Rotondi, il quale, a detta di molti, si è fatto promotore della creazione di un nuovo contenitore di centro che sia alternativo alle destre sovraniste e populiste ed alle sinistre radicali. “Per noi urge, in via prioritaria, risolvere la questione meridionale, ossia lo stato di minor benessere del Meridione d’Italia, per non dire di abbandono politico e, conseguentemente, economico, collegato all’assenza o quasi di grandi realtà produttive che operino nel Sud Italia e, pertanto, garantiscano il bene economico principale che è il lavoro, che i meridionali sono costretti a cercare altrove, trasferendosi nel Nord Italia o emigrando nel resto del mondo” dichiara ad alta voce Maimone sul palco della Sala Comunale di Saint Vincent ed aggiunge, altresì: “Ne consegue la carenza di sviluppo dei territori del Sud Italia, che, per tale motivo, non possono attingere ai vantaggi scaturenti da una propria economia o meglio da una propria vita produttiva. I cittadini del Sud Italia, pertanto, vivono in situazioni di disagio economico, addirittura in situazioni di minorità, quasi fossero figli di un Dio minore e non della nazione italiana. Il divario tra Nord Italia e Sud Italia è evidente e tangibile. Occorre, quindi, impegnarsi politicamente perché vi sia la coesione dei territori del Nord Italia con quelli del Sud Italia, che, in termini storicistici, nonché politici nel contempo, si traduce nella soluzione della questione meridionale, ossia l’unificazione politica, mai attuata, seppur sempre declamata, della nazione italiana. Tale intento, recentemente, è stato anche formulato dal Presidente della Confindustria Bonomi, nel corso dell’Assemblea annuale, tenutasi il 29 settembre scorso. Ciò significa che il mondo imprenditoriale vuole investire nel Sud Italia, sulla scorta delle indicazioni provenienti dall’Europa, che sta elargendo cospicue somme per progetti finalizzati allo sviluppo dei territori più arretrati, finalizzati al benessere delle nuove generazioni. Quale migliore opportunità per la soluzione dell’ormai vetusta questione meridionale, che si potrà fondare, tenuto conto degli intenti espressi dall’Unione europea e dalla Confindustria, sulla rinascita economica dei territori meridionali, lasciati nell’abbandono per troppo tempo. La coesione è finalmente voluta anche dagli industriali, i quali, considerati gli apporti dell’Europa, si dichiarano volenterosi di fare impresa nel Sud Italia e fare impresa significa creare lavoro. Certo necessità una parallela politica di detassazione per le imprese che lavoreranno nel Sud Italia, come noi Sudisti abbiamo spesso sostenuto, al fine anche di incentivare l’attrazione per i territori del Sud Italia. Solo qualche anno fa parlavamo di delocalizzazione italiana. Ed ora ecco che Confindustria vuole farsi artefice di tale progetto, certo non senza benefici. Ciò significherà lo sviluppo dei territori del Sud Italia, di cui abbiamo scritto profusamente, da antesignani contemporanei dello sviluppo del Meridione d’Italia. Il lavoro potrà essere “universalizzato”, ossia diffuso in modo paritetico, nei territori italiani. Non vi è dubbio che da tale universalizzazione prenderà il via la svolta economica e la crescita del benessere del Sud Italia, che diventerà un territorio fertile e renderà più ubertosa l’economia italiana, nel suo complesso.
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