Elezioni INPGI: intervista a Massimo Alberizzi. Le elezioni della cassa previdenziale dei giornalisti stanno animando quella parte della categoria interessata ai propri destini. Oggi infatti si chiudono le votazioni online, ma sarà possibile votare anche nel fine settimana nei seggi regionali, anche se per il momento hanno votato percentuali molto basse degli aventi diritto: tra il 19 e il 10 per cento a seconda delle varie categorie. Eppure i conti sono preoccupanti e le condizioni della cassa sono terminali: a quanto dicono vari candidati c’è la seria possibilità che l’INPGI debba chiudere. Ne abbiamo parlato con Massimo Alberizzi, storica firma del Corriere e candidato della lista SOS INPGI.
Come mai avete chiamato la lista così?
Se abbiamo creato questa coalizione con Senza Bavaglio come perno è perché nell’INPGI al momento non c’è trasparenza
Quindi la prima cosa che farete sarà portare trasparenza?
Sì vogliamo aprire gli armadi, non perché pensiamo che ci siano state irregolarità nei conti, ma vogliamo capire come sono stati spesi i soldi: ad esempio se sono stati spesi per cene o per aumentare la pensione ai giornalisti
La categoria in effetti è in crisi nera
Dal 2004 al 2014 i contratti sono stati devastanti, d’altronde se permetti all’editore di precarizzarti perché lui poi dovrebbe assumerti?
Ma torniamo all’INPGI, in particolare dove vedete la mancanza di trasparenza?
Ad esempio nell’immobiliare: a parte che gli attuali amministratori avevano fissato un obbiettivo economico per la valorizzazione del patrimonio e sono arrivati alla metà, ma poi la gestione degli immobili è passata a un fondo, ma quando abbiamo chiesto i conti hanno opposto il segreto commerciale, eppure in teoria siamo i proprietari…
Ma è vero che volete passare all’INPS?
I nostri avversari stanno conducendo una campagna con notizie false: noi non vogliamo passare all’INPS, vogliamo solo capire se dobbiamo perché la situazione dei conti è così grave che potremmo dover essere costretti. Alcuni non si rendono conto che se la cassa va in default l’unica pensione che rimarrà è quella sociale alla quale abbiamo diritto grazie alla Costituzione