I milanesi della task force Colao. Sono due e sono professori universitari, uno della Statale e l’altro della Bicocca. Elisabetta Camussi e Marino Regini, rispettivamente esperti di Psicologia e Sociologia, sono parte delle teste pensanti che il governo ha voluto per ripensare il futuro d.C. (dopo Covid). Un comitato di saggi che deve riorganizzare, almeno in teoria, lo Stato e la società italiana. Un compito immane che ha il forte rischio di cadere nell’ennesimo documento pieno di belle teorie inapplicabili. Un rischio ancora peggiore del possibile errore. Lei, classe 1968, è una luminare della psicologia con simpatie a sinistra: collabora infatti con Concita De Gregorio nella sua rubrica “Invece Concita…”. Da uno degli ultimi suoi interventi potrebbe darsi che il numero chiuso diventi presto un ricordo. Poco tempo fa su un portale dedicato ai docenti scriveva: «A parte una generica declaratoria dove si dice che bisogna fare orientamento, non c’è un mandato ministeriale su questo, un modello di riflessione. Lo dimostra l’incongruenza assoluta tra l’aumentare del numero chiuso, legato alle risorse dell’università, e il fatto che ci chiedano di crescere come numero di laureati». Regini invece sembra avere un’anima più di destra perché pure essendosi occupato di sociologia economica in un’università pubblica, non manifesta ostilità per l’imprenditoria in quanto tale. Né sembra convinto che il denaro sia sterco del diavolo come tanti di sinistra. Una posizione tra il Partito Democratico e Forza Italia se dovessimo affibbiargli una bandiera politica. Indubbiamente una buona notizia che ci sia un certo equilibrio perché il compito a cui sono chiamati i componenti della task force è da far tremare i polsi. I milanesi della task force Colao ancora di più: devono infatti dimostrare che Milano sa essere capitale economica, ma non solo.