“Negli ultimi due anni, a Milano, sono cessate 3.555 attività di imprenditori italiani, mentre ne sono nate 1.583 gestite da stranieri. Sempre dal 2018 a oggi, sono stati appena 105 gli esercizi commerciali di proprietà di non italiani a chiudere” spiega Silvia Sardone, consigliere Comunale ed Europarlamentare della lega.
“Per rendersi conto dello squilibrio – continua – oltre a leggere questi numeri che mi sono stati forniti dall’amministrazione comunale in risposta a una mia interrogazione, basta farsi un giro per le strade delle periferie di Milano. In via Padova ci sono minimarket, negozi d’abbigliamento, ristoranti e persino parrucchieri stranieri, discorso identico a San Siro, Corvetto, Giambellino, dove anche la popolazione residente e le scuole sono a maggioranza extracomunitaria. Credo che il Comune, a fronte di questa moria di negozi italiani, tra cui anche diverse attività con una bella storia alle spalle, debba intervenire per fermare l’emorragia, invece noto sempre regole e regolette utili solo a far chiudere gli esercizi”.
“Milano è piena di minimarket etnici che non rispettano gli orari di chiusura e le leggi in materia di somministrazione di alcolici – aggiunge la leghista – causando solo degrado e insicurezza tra gli abitanti dei quartieri che hanno la sfortuna di vederseli spuntare sotto casa: giusto per fare qualche esempio, penso soprattutto a piazza Gobetti, corso Lodi, viale Corsica, via Imbonati. Lo scorso ottobre in via Mambretti la Polizia è intervenuta per chiudere un minimarket dove sono stati trovati topi e feci di animale. Perché il Comune tollera il proliferare di negozi etnici che spesso e volentieri presentano diverse irregolarità, anche dal punto di vista igienico-sanitario, mentre continua a stangare i commercianti italiani arrivando anche a multarli per un tavolino fuori posto di due centimetri? È la solita politica dei due pesi e delle due misure tanto cara alla sinistra” conclude la Sardone.