Un piccolo esperimento con ChatGPT. Abbiamo provato ad applicare la nuova intelligenza artificiale a cui tutti hanno chiesto qualcosa, per uno scopo semplice: le abbiamo chiesto di scrivere un articolo su i nuovi componenti della giunta lombarda. I risultati sono interessanti. Anche se emergono alcuni limiti di uno strumento comunque interessantissimo per tutta la categoria di chi scrive tutti i giorni. Perché rifiutare gli strumenti che il presente offre per lavorare sarebbe come rifiutare all’inizio del Novecento la macchina da scrivere in favore del calamaio. Sarebbe inutile, ma soprattutto un intestardirsi bambinesco al rifiuto delle novità. ChatGPT però conosce pochissimo la realtà italiana. Gli unici personaggi su cui sembra riuscire a svolgere il compito sono quelli più noti come Fontana, ma sugli altri sbaglia molto. Alcuni assessori li confonde proprio con altre persone. Su altri invece scrive direttamente in inglese perché evidentemente non trova nessun tipo di informazione nei suoi database. E comunque mette insieme le pere con le mele: un assessore è stata confusa con un’esperta di marketing. Però viene da chiedersi se come al solito dovremmo stare a commentare le realizzazioni degli altri o invece progettare qualcosa di simile per le nostre necessità. Altrimenti si continuerà ad adattare il nostro sistema economico alle esigenze degli altri Paesi. In una rincorsa che non possiamo vincere se la giochiamo sempre con le regole degli altri. Molti Paesi quando si diffuse la macchina a vapore si misero a cercare modelli con delle variabili personali, o miglioramenti per rendersi autonomi dagli altri. Ecco perché un piccolo esperimento con ChatGPT potrebbe essere l’inizio di qualcosa di più ampio.
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